Coerentemente con questo atteggiamento mentale, nei salotti, prima e dopo i pranzi, la divisione fra uomini e donne era evidente anche negli argomenti di conversazione. Tuttavia, scrivendo alla celebre Mrs. Montagu, Elisabeth Carter lamentava che, per quanto aveva potuto sentire, le discussioni fra uomini non fossero affatto così al di là della loro portata. Incoraggiati ad esprimere tutta la virilità che ci si doveva aspettare, fomentati da giri alcolici che la loro fierezza imponeva di sopportare e reggere stoicamente, probabilmente questi tavoli unicamente maschili riuniti al termine dei pasti, quando le signore si recavano in salotto, non sempre esprimevano tratti edificanti. Ancora nel secondo atto de Le memorie del diavolo, una commedia italiana di Arago e Paolo Vermond pubblicata nel 1842, quando verrà chiesto al conte Cerny dove si fosse nascosto, il conte risponderà allegro: Per bacco! Sono rimasto a tavola, dove io festeggiava il tuo vino, in compagnia di alcuni bravi amici… alla moda inglese. La caustica risposta di sua moglie non si farà attendere: Ce ne accorgiamo.
I punti più alti delle tavolate maschili si raggiungevano nei numerosissimi club: qui chi aspira ad essere un eroe deve bere brandy, come commentava James Boswell in The life of Samuel Johnson del 1873. Si andava dal Calves’ Head Club, noto all’inizio del Settecento perché i gentlemen festeggiavano con una testa di vitello arrostita che pare simboleggiasse re Carlo I, ai numerosi club fondati da Richard, settimo conte di Barrymore, fra i quali una menzione speciale si deve al Warble Club: qui una delle regole era espellere qualsiasi membro che abbia più buonsenso di un altro. Di molti altri si sa poco perché i soci tendevano a proteggersi a vicenda. Sono comunque noti anche club di gentiluomini per bene e altri, controllati e protetti, dedicati alla comunità omosessuale. Peraltro sempre in questi ambienti si plasmò quella pratica della boxe – sempre nel nome della virilità – cui fu necessario dare, prima nel 1743 e poi nel 1867, delle regole per far fronte ai numerosi incidenti.
Tuttavia una donna intelligente che aveva avuto accesso, o si era procurata, una buona istruzione non doveva mostrare le sue doti per non apparire poco femminile, perché l’intelligenza era prerogativa maschile: ciò che lei poteva mostrare, preferibilmente parlando in presenza di uomini solo se interrogata, era tuttalpiù un sano buon senso. La sagacia era parimenti prerogativa maschile e una arguzia, così apprezzata nella società inglese, in bocca ad una donna era giudicata impertinenza o petulanza. Lo spirito intossica la mente più del vino ed è troppo forte da sopportare per una donna, avvisava George Lyttelton in Advice to a lady del 1731.
Immagini nella pagina:
J. R. Smith (incisione dal dipinto di J. Reynolds), Ritratto di Elizabeth Montagu, pubblicato il 10 aprile 1776, National Portrait Gallery, Londra.
G. Van der Gucht (attribuito), The true effigies of the members of the Calves’ Head Club (1735 ca.), V&A Museum, Londra.