Ridotte sempre più al silenzio anche nei salotti, le signorine inglesi venivano educate alla consapevolezza che anche il corpo parla – talvolta l’unico strumento di espressione consentito – e dunque doveva dimostrare le qualità interiori di una dama. Per questo le lezioni di danza aiutavano a gestire il portamento, a controllare le emozioni. Il modo di muoversi e di camminare era spia del conseguimento di una perfetta educazione, mostrando la giusta dose di autocontrollo, sensibilità e convenienza come segni esteriori di qualità interiori. I balli rimanevano le occasioni centrali per mostrare questo conquistato controllo del corpo e naturalmente per coltivare le giuste conoscenze utili per contrarre un matrimonio vantaggioso.
In questo simili alle loro coetanee di mezza Europa, le giovani inglesi dovevano saper ballare: a loro, e stavolta anche agli uomini, intorno ai primi dell’Ottocento furono permesse sfumature interpretative rivelatrici di un sentire soggettivo. Questo non so che, indicato nell’inedito manuale di danza di Despréaux databile agli anni dieci dell’Ottocento, era spia di un sentore romantico che vedremo emergere anche in altri ambiti. Tornando all’esercizio fisico concesso alle giovani, oltre ai balli andavano benissimo anche le passeggiate, a piedi o a cavallo. I tre momenti – i balli, le passeggiate, le cavalcate per le amazzoni – scandivano le lunghe stagioni in campagna.
La vita a Londra era più vivace. Alle donne era affidato il compito di arredare e riarredare la casa: un continuo sperpero di denaro che però faceva girare l’economia, dava abbondante lavoro ed era dunque visto di buon occhio. Dovevano inoltre tenersi informate su quanto accadeva negli altri salotti per essere sempre adeguate, nell’abbigliamento e nello sfoggio di gioielli, in ciascuna delle numerose occasioni mondane della vita cittadina, quando gli uomini – impegnati in Parlamento – si trovavano anche a parlare di politica. I domestici, onnipresenti e corruttibili, erano un riferimento sicuro per sapere cosa stava succedendo nelle altre case e prepararsi a ciascun evento nel migliore dei modi. Poteva essere utile, in alcune occasioni, perfino conoscere in anticipo la toilette della padrona di casa e informarsi se chi teneva ricevimento avrebbe illuminato le stanze con candele di sego o con la costosissima cera i cui moccoli, talvolta, venivano concessi proprio ai domestici che li rivendevano con profitto arrotondando lo stipendio. L’adeguamento alla vita cittadina comportava anche la conoscenza degli orari consoni per presentarsi in casa d’altri: con un movimento iniziato nel corso del Settecento e che conoscerà un riassestamento solo alla metà dell’Ottocento l’orario del pranzo si sposterà sempre più avanti. Ancora Alessandro Manzoni a metà del secolo testimonierà che, in Milano, se invitati a pranzo, era educato presentarsi intorno alle cinque e mezzo ma non ci si poteva aspettare d’andare a tavola prima delle sette.
Immagini nella pagina:
Una serata all’Almack’s Assembly Rooms, epoca della Reggenza (Regency).
Dimora di Mrs. Montagu ove ospitava le riunioni delle Bluestockings, 16 Royal Crescent, Bath, Somerset.