Questo gusto per il “gotico” si trova in realtà in molti angoli d’Europa, dove vive e prospera svincolato dalle necessità di autocelebrazione proprie della cultura inglese della seconda metà del Settecento: a seconda dei diversi paesi, si declina prestissimo nelle Carceri che Piranesi incise a metà del secolo e, fra gli ultimi anni del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, nei paesaggi di Caspar David Friedrich o nelle marine di William Turner anticipatrici di uno spirito ormai pienamente romantico.
Se possibile, la ritrovata radice “gotica” dello spirito nazionale peggiorò ulteriormente la gabbia formale per le giovani. Che libertà di espressione potevano avere le donne medievali inglesi? Quale migliore soluzione, per preservare la purezza delle signore, che mantenerle a casa come angeli del focolare? Da questo punto di vista la reggenza di una donna, la regina Charlotte, al posto del marito Giorgio III inabile alla guida di un regno, non segnò pressoché alcun cambiamento.
Fortunatamente non tutto poteva essere controllato. Come sempre accade in contesti oppressivi, se è vero che una parte della componente femminile della società – quanto consistente è difficile dire – tutto sommato concordava, o si adattava a questo stato di cose considerandolo giusto e saggio, o semplicemente l’unica realtà possibile, è pur vero che un’altra parte, composta da coloro che univano uno spirito indomito alla possibilità di accesso all’informazione, alla stampa e alla letteratura, aveva del sistema tutt’altro parere. Sono rimaste numerose testimonianze di corrispondenze tra donne nelle quali la politica del regno viene esaminata con acume, o notizie di visite attuate e ripagate anche fra dame di famiglie nemiche o avversarie politiche, o ancora opere di letteratura e di critica letteraria pubblicate anonime o sotto pseudonimo, come se una donna di talento dovesse chiedere scusa per le sue eccellenze non comuni, come scrisse ancora Elisabeth Montagu. Era difficile ottenere di più, e il lavoro di Mary Wollstonecraft A vindication of the rights of Woman, dato alle stampe - con il suo vero nome - nel 1792, nel quale l’autrice attaccò anche l’opera di autori come James Fordyce o perfino di Rousseau, rimase a lungo uno dei pochi fari nella notte.
Immagini nella pagina:
J. M. W. Turner, The wreck of a transport ship, 1810 ca., Museu Calouste Gulbenkian, Lisbona.
T. Gainsborough, Queen Charlotte, 1781, Buckingham Palace, Londra.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
F. Sgorbati Bosi, Nobili contraddizioni. Vizi e virtù dell’aristocrazia inglese del Settecento, Palermo 2023, con bibliografia.
B. Craveri, Amanti e regine. Il potere delle donne, Milano 2008.
J. Fordyce, Sermons to Young Women, Londra 1766.
E. Carter, Letters from Mrs. Elizabeth Carter, to Mrs. Montagu, between the years 1755 and 1800 chiefly upon literary and moral subjects, Londra 1817.
M. Wollstonecraft, A vindication of the rights of Woman, Londra 1792.