Cadono ai suoi piedi, uno dopo l’altro, uomini di primissimo piano catturati dalla sua bellezza e freschezza ma soprattutto dal suo spirito e dalla sua vivacità. Cambia anche nome, assumendo quello di Marie Duplessis, in cui l’aggiunta del du al cognome d’origine Plessis, conferisce un tocco aristocratico. Comincia ad apparire sempre più spesso nei posti frequentati dalla migliore società. Si fa ritrarre del pittore alla moda: Édouard Vienot, nello studio del quale, in rue de la Victoire 92, si ritrovano i più noti rappresentanti del bel mondo parigino. Delle tante relazioni di Marie, desta scandalo quella con Agénor de Gramont duca di Guiche, rampollo di una famiglia illustre destinato a diventare un uomo politico di primo piano nella Francia di Napoleone III. Agénor è costretto dalla famiglia, che è intervenuta nel tentativo di tacitare l’ondata di pettegolezzi, a lasciare Parigi. La situazione era divenuta insostenibile a causa del comportamento di Agénor, che voleva costantemente al suo fianco Marie in tutte le occasioni pubbliche. Proprio per questo l’abbandono la ferisce e umilia anche socialmente.
Fisicamente era longilinea, nera di capelli, di carnagione chiara e con occhi molto particolari di taglio allungato. Ci viene descritta così da uno dei suoi amanti, Alexandre Dumas figlio, che ebbe una relazione con lei dal settembre 1844 all’agosto 1845. Alexandre e Marie trascorrono un periodo insieme in campagna a St. Germain-en-Laye, un piccolo comune dell’Ile-de-France a poca distanza da Parigi e questi ricordi saranno trasformati in materia letteraria nel momento in cui Alexandre comporrà la sua opera più nota: La signora delle camelie (La Dame aux Camélias). La relazione finisce improvvisamente quando lo scrittore, d’impulso, la tronca con una lettera in cui prende le distanze, più che da Marie, dal dolore che una vicenda così coinvolgente non poteva non provocare. Altrettanto d’impulso Marie si getta tra le braccia del compositore Franz Liszt e poi del conte Édouard de Perrégaux col quale convola a nozze a Londra nel 1846. Il matrimonio si conclude con un fallimento e Marie rientra a Parigi dove si sfinisce in una vita sempre più tumultuosa e disordinata, quasi a voler esorcizzare la malattia che avanza inesorabilmente.
Sopraffatta dal male che la consuma, si ritira in un appartamento al numero 11 di rue de la Madeleine dove muore di tisi il 3 febbraio 1847 a soli ventitre anni. Soltanto due dei suoi tanti ammiratori sono al suo capezzale: il conte svedese Stackelberg e il marito conte de Perrégaux. Ai suoi funerali partecipa una folla enorme e la vendita all’incanto dei suoi beni, disposta per risarcire i numerosi creditori, vedrà i partecipanti strapparsi di mano, con morbosa attrazione, gli oggetti andati all’asta.
La vicenda ispirò una serie di opere letterarie, la più famosa della quali La signora delle camelie, opera dello stesso Dumas il quale, dopo aver dato alle stampe con successo il testo letterario nel 1848, ne trasse nel 1852 un dramma che ebbe un successo altrettanto clamoroso e dal quale fu poi tratta la trama dell’opera La traviata di Giuseppe Verdi, andata in scena nel marzo del 1853. Se è vero che l’opera di Dumas era largamente ispirata alla relazione di Marie con Agénor Gramont, è altrettanto vero che l’autore attinse a piene mani dai ricordi personali che conservava nitidissimi a così breve distanza dalla morte di Marie.
Immagine nella pagina:
C. Roqueplan, Marie Duplessis a teatro (particolare)