La decorazione del Teatro Comunale di Bologna

Appunti sulla storia dell'arte a Bologna intorno al 1860

di Chiara Albonico

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Di fatto quel che c’era a Bologna negli anni Cinquanta dell’Ottocento, e quel che piaceva, era questo. Non deve allora stupire la scelta di assegnare ad Antonio Muzzi (in qualità di figurista) e Giuseppe Badiali (ornatista) la decorazione della volta della sala grande del Teatro Comunale di Bologna, uno dei luoghi centrali della cultura cittadina. Muzzi aveva già lavorato per il teatro di San Giovanni in Persiceto, aveva dipinto sipari e dunque non era nuovo all’ambiente teatrale; lo stesso si dica per Badiali e dunque le premesse erano buone; così i due iniziarono a lavorare di buona lena, nel 1853-54, all’impresa che dovette rivelarsi per entrambi un solenne fiasco professionale.

Muzzi, corpulento e un poco millantatore ma, in fin dei conti, un galantuomo, come lo descrive il suo allievo Augusto Majani, aveva partecipato in prima linea, nel 1849, alla difesa di Bologna contro gli Austriaci e sarà Consigliere Comunale nel 1859 e 1861. Nonostante questo suo fervore politico, dal punto di vista artistico lo conosciamo come un pittore un po’ pedante ma non privo di alcuni guizzi e aperto alle esperienze estere. Scorrendo la corposa serie dei suoi disegni si trovano infiniti studi di modelli, prove e riprove per soggetti rappresentanti episodi della storia romana, episodi della storia sacra, qualche guizzo per decorazioni da effettuare in case private, si ha notizia di numerosissimi ritratti alle dame della buona società del tempo... Un pittore consapevole, con buona tecnica, che ha lasciato nei fogli preparatori per i suoi dipinti una tale quantità di appunti che si ha un po’ l’impressione di bussare a casa sua e di entrare, non invitati, nel suo mondo privato: i suoi disegni sono costellati di note, citazioni, date e circostanze delle commissioni delle opere, e poco manca che ci informi, nelle stesse note, del suo stato di salute o della cronaca del tempo.

Sulla stessa linea, e ugualmente puntiglioso, è il commento che Muzzi lasciò accanto al disegno ad acquerello che rappresenta la decorazione del plafond del teatro così come avrebbe dovuto essere realizzata: Badiali cambiò alcuni particolari in corso d’opera, non sappiamo né quanti né quali, né in quale misura, fatto sta che i due non si capirono. Questo foglio è il ricordo dello screzio con Badiali e delle critiche che dovettero subire, un ricordo che bruciava ancora e per il quale Muzzi sentiva di doversi giustificare. Muzzi, probabilmente, non aveva il dono della velocità, non aveva la capacità di riadattare le proprie idee e di plasmarle rapidamente, e così le modifiche fatte dall’ornatista e non concordate rimasero per lui espressione di un disaccordo non sanabile.



Immagine nella pagina:
L. Busi, La Musica, bozzetto

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Novembre 2011 (Numero 19)

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Effetto ottico in stile operetta: la dama è sullo sfondo. Anonimo

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