Oratorio della B.V della Misericordia

Piccolo e garbato revival gotico di gusto inglese

di Elena Baldini

Per tracciare, anche solo approssimativamente, la storia di questo luogo dobbiamo spingerci fino all’ultimo decennio del XVIII secolo. Tra il 1791 e il 1809 si fa riferimento a quest’area col nome di Podere Casino. I titolari sono Francesco Capitano e i Fratelli Mellini. In seguito la proprietà passa al signor Tauber che, stando ad una lettera del 10 gennaio 1810 (Catasto Urbano Napoleonico), la vende a Luigi Naldi, il quale trasformata la casa in villa padronale la vende a sua volta nel 1838 alla famiglia Rubbiani che la conserverà fino al 1891. Successivamente la proprietà passerà ai Principi Altieri, che ne faranno la propria residenza di campagna fino al 1922. In questi anni la villa e il parco sono all’apice del loro splendore. Acquistate dalla famiglia Galli, la dimora e il podere si avviano ad un rapido declino, anche in conseguenza del devastante periodo bellico. Durante l’ultimo conflitto infatti la villa è stata sede di ben tre comandi tedeschi. Giardino e laghetto sono disseminati di bombe e gli arredi della villa devastati. Nel dopoguerra quel che resta degli edifici è adibito a ricovero per gli sfollati di Corticella.

Alfonso Rubbiani (Miniatura 474x638 px)Nel 1958 la Provincia acquista dagli ultimi proprietari, Giuseppe e Anita Galli, l’intera area al fine di collocarvi la sede definitiva dell’istituto agrario. Per lasciar posto ai nuovi, modernissimi, locali destinati alla scuola, in quegli anni particolarmente prestigiosa, la villa, ormai in precarie condizioni, viene abbattuta, buona parte del parco distrutto e interrato il laghetto che si trovava ai suoi margini. Solo l’oratorio, il teatrino e la colombaia vengono risparmiati.

Le forme accattivanti del piccolo oratorio incuriosiscono l’occhio allenato. Conosciute poi le vicende della villa viene da interrogarsi, specie in quest’anno dedicato ad Alfonso Rubbiani nel centenario della sua morte, circa la possibilità che il grazioso edificio costituisca una prova giovanile del noto architetto-restauratore. A questo proposito ho da tempo iniziato un percorso d’indagine volto a chiarire questo dubbio o comunque a cercare di delineare in modo un po’ più preciso l’origine del curioso (e grazioso) edificio. Al momento un unico documento, reperito presso l’Archivo Storico Provinciale, parrebbe confermare questa ipotesi. Si tratta di una lettera dell’allora preside, Mario Farina, indirizzata al Presidente dell’Amministrazione Provinciale, in data 9 aprile 1959.

Desiderando ripristinare la Cappellina dell’Azienda Agraria di Corticella in godimento all’Istituto il preside scrive: La Cappellina del podere di Corticella, opera gotica della fine dell’Ottocento dell’architetto bolognese Rubbiani, secondo il parere del Prof. Giuseppe Rivani all’uopo interpellato, necessita per il suo ripristino di lavori di restauro al minuscolo tetto ed al soffitto, nonché di tinteggiatura alle pareti; il tutto per una spesa non certo rilevante.
Inoltre sarebbe opportuno avere in deposito un bel quadro rappresentante o l’Annunciazione, dato che nel vetro policromo è rappresentata, oppure San Isidoro protettore dei contadini, od altro da collocare sull’altare minuscolo e da prelevare, se possibile, all’Istituto Provinciale Maternità ed Infanzia, oppure alla locale Pinacoteca.
Sarei molto grato alla S.V. Ill.ma se volesse cortesemente interessarsi della cosa e fare provvedere in merito tenendo conto che si tratta di conservare un’opera d’arte e che sarebbe opportuno un urgente intervento per il pronto ripristino.

Pur nella necessità di approfondire le indagini, confortata dall’attribuzione di Rivani, non mi pare del tutto irragionevole ascrivere questo piccolo e aggraziato edificio ad un ideale catalogo degli interventi di Alfonso Rubbiani, il quale in uno scritto intitolato Maggio pubblicato nel 1883 sulla strenna dell’Ehi! Ch’al scusa... (poi in Alfonso Rubbiani. Scritti vari e inediti con prefazione di C. Ricci, Bologna 1925) sembra ricordare il tempo trascorso in questo luogo:
[…] Ricordo bene quanta parte di cuore lasciavo io fanciullo a piè gli abeti di Corticella, quando nelle sere di maggio desideravo lungamente, e indarno, l’usignolo che su in cima gorgheggiava ad ogni strofa delle sacre cantilene cantate nella vicina cappella dalla piccola folla di contadine. […]


Immagine nella pagina:
Alfonso Rubbiani

Fine.
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Novembre 2013 (Numero 23)

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