Il salotto di Nonna SperanzaUn angolo di paradiso

di Marinette Pendola

Quando Evelina, appena ventenne, mosse i primi passi in piazza San Marco, a Venezia, mai poteva immaginare che quel semplice atto avrebbe segnato definitivamente la sua vita. Proveniva da Costantinopoli, dove era nata nel 1831 e dove viveva, insieme alla famiglia, nell’antico quartiere di Pera in cui si concentravano ambasciate occidentali e residenze di qualità. Il padre, Julius van Millingen, era un medico inglese di lontane ascendenze olandesi, noto ai suoi concittadini per aver assistito il poeta Byron sul letto di morte. La madre francese era cresciuta nell’harem del Gran Sultano nel palazzo di Topkapi.

Sarebbero bastati questi dettagli della sua biografia a suscitare la curiosità dei veneziani. Furono però la bellezza e i modi raffinati della giovane a conquistarli. La sera stessa del suo arrivo, insieme all’amica che la ospitava, andò al teatro La Fenice indossando un abito orientale di grande raffinatezza che valorizzava la sua naturale eleganza. L’ammirazione che suscitò le aprì le porte della migliore società. Insieme alla bellezza, i veneziani scoprirono la sua intelligenza e la sua perfetta educazione. Parlava correntemente, oltre all’inglese, il francese e l’italiano imparato durante l’adolescenza a Roma, presso la nonna paterna che aveva affidato parte della sua educazione alle suore del convento del Sacro Cuore. A Venezia entrò con naturalezza nei migliori salotti. Fu in uno di questi che incontrò il conte Almorò III Pisani, ultimo discendente di un’antica famiglia patrizia. I due si sposarono nel 1852.

23_paradiso02La famiglia Pisani, che aveva dato un Doge a Venezia nel 1735, aveva subito un tracollo alla fine di quel secolo. I debiti di gioco furono saldati nel 1807 con la vendita a Napoleone della prestigiosa villa di Strà. La famiglia conservò la casa di Venezia e la tenuta di Vescovana, i cui proventi permettevano di mantenere un tenore di vita decoroso. Presto la coppia si trasferì nella casa di campagna limitando i soggiorni a Venezia al solo periodo invernale. Come spesso accadeva, i nobili veneziani spendevano molto denaro per la residenza in città mentre la loro casa di campagna – scrive Margaret Symonds, amica di Evelina – era costruita in uno stile più adatto ai loro fattori. Le prime impressioni di Evelina, all’arrivo a Vescovana, non furono piacevoli. La grande e lunga villa si ergeva spoglia e uniforme sulla piana – riferisce Margaret – nessun albero la proteggeva dal sole cocente dell’estate, non c’erano aiuole fiorite. All’interno, le stanze, pur affrescate stupendamente, servivano per fare asciugare il bucato o seccare i fagioli. Era una casa così grande che – raccontava la stessa Evelina – all’epoca austriaca aveva ospitato una compagnia di duecento soldati con i loro cavalli.


Immagine nella pagina:
Ritratto di Evelina van Millingen. Si ringrazia Mariella Bolognesi Scalabrin, attuale proprietaria della villa e del ritratto medesimo.

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Novembre 2013 (Numero 23)

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