Quest’anno Bologna ricorda il centesimo anniversario della morte di Alfonso Rubbiani, controverso personaggio molto conosciuto all’epoca, oggi probabilmente sconosciuto ai più.
Nato a Bologna il 3 ottobre 1848, riceve una formazione fortemente cattolica. Studia a Reggio Emilia e a Bologna nel collegio dei Gesuiti, per diventare notaio. Nel 1867 è tra i fondatori della Gioventù Cattolica Italiana. Nel 1870 abbandona gli studi per arruolarsi come volontario nell’esercito papalino per contrastare l’avanzata Piemontese. Rientrato a Bologna non termina gli studi ma si dedica al giornalismo politico. Nel 1879 diventa assessore a Budrio e segretario della sezione Bolognese del Club Alpino Italiano. Dal 1882 inizia l’attività che lo ha reso famoso: il restauro dei monumenti.
Tra le sue opere si annoverano i restauri:
- nel 1882 del Castello di San Martino in Soverzano di Minerbio
- nel 1886 del Palazzo dei Capitani della Montagna di Vergato
- tra il 1889 e il 1899 del Palazzo della Mercanzia e dell’Oratorio dello
Spirito Santo di Bologna, e del Castello di Bentivoglio
- nel 1905 del Palazzo del Re Enzo di Bologna
- nel 1906 del Palazzo dei Notai di Bologna
- tra il 1908 e il 1912 i contestati lavori del Palazzo del Podestà di Bologna.
Fu inoltre artefice di svariati e ambiziosi progetti urbanistici, fondatore della manifattura artistica Aemilia Ars e del Comitato per Bologna Storica e Artistica, tutt’ora attivo! Muore a Bologna il 26 settembre 1913.
Personalità di spicco nella Bologna a cavallo tra Otto e Novecento, lascia nel suo ultimo scritto Bologna riabbellita del 1 gennaio 1913 una sorta di testamento artistico in cui dichiara le motivazioni del suo operato: Restituire alle antiche architetture guaste dal tempo e dagli uomini, la pristina integrità nei modi e nei limiti suggeriti dagli avanzi di lor forme e dai documenti.
Indubbiamente in questa serie encomiabile di opere Rubbiani aggiungeva non pochi particolari dettati più dal suo gusto personale che dalla ricostruzione filologica, come sottolineava il suo acerrimo nemico, l’ing. Giuseppe Ceri, che lo definiva il malfattore petronico impegnato a falsificare il falsificabile. O il deputato liberale Giuseppe Bacchelli che addirittura pubblicò il libello Giù le mani dai nostri monumenti antichi, criticando duramente i falsi storici di Rubbiani, in particolare nell’occasione dell’aggiunta dei merli sul Palazzo del Podestà: la precisione storica è sostituita dalla visione arbitraria di una bellezza scenografica! E ancora i monumenti restaurati da Rubbiani per divinazioni, per analogie, assomigliano a un vecchio ritinto e ringiovanito.
Tanto che riuscirà a far sospendere i lavori.
Immagini nella pagina:
Bentivoglio.
Castello Di San Martino o Dei Manzoli.