Il salotto di Nonna SperanzaUn angolo di paradiso

di Marinette Pendola

La giovane donna non si scoraggiò. Si guardò intorno, vide i gigli lungo i fossati e capì che un giardino poteva essere creato. Forse le piacque anche il fascino particolare della Bassa Padovana da cui emana un’assoluta, infinita calma, una malinconia nei toni del grigio e del verde. Con caparbietà dedicò parte del suo tempo a creare un giardino sul lato sud. Non fu facile. Tutto era contro il suo progetto, dall’ardente calore del sole estivo, alle nebbie e alluvioni invernali, alla gradine, le malattie delle piante, l’inesperienza del giardinieri. Il suolo poi, ottimo per i cereali, era troppo pesante per i bulbi.

E lei, di bulbi, soprattutto di tulipani, ne voleva tanti perché le ricordavano la terra d’origine, la Turchia, che è la patria di quel fiore. Qualcuno dice che probabilmente fu lei a introdurre alcune cultivar di tulipani in Veneto.
La nostalgia guidò la scelta di Evelina e forse anche la moda. A metà Ottocento erano certamente di gran moda le rose di ogni tipo, ma i tulipani avevano riconquistato terreno perché nuove cultivar con grandi varietà di colori davano la possibilità di creare aiuole compatte con effetti particolari. Originari del Turchestan, o più generalmente dei paesi caucasici, i tulipani furono coltivati in Turchia fin dall’anno 1000, come attestano alcuni documenti, ma solo alla fine del XVI secolo arrivarono in Occidente, dapprima a Vienna e poi in Olanda dove scoppiò una vera e propria tulipomania. Nel XVII secolo, un bulbo costava 10.000 fiorini, esattamente quanto una casa lungo i canali di Amsterdam. La bolla dei tulipani, scoppiata il 5 febbraio 1637, fu la prima speculazione capitalista documentata. Con il tempo, la passione per il tulipano si ridimensionò, di conseguenza anche il costo, e nell’Ottocento poté essere utilizzato a profusione nelle aiuole, come seppe fare Evelina.

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Ci vollero quarant’anni circa per ottenere a Vescovana il giardino la cui struttura è rimasta intatta fino a noi grazie anche alla fedele e amorevole attenzione dell’attuale proprietaria, Mariella Bolognesi Scalabrin. Dapprima fu necessario rivedere lo spazio esterno: si modificò la strada d’accesso in modo che non arrivasse in rettilineo fino al portone d’ingresso, si recintò il terreno sul lato nord per impedire che i maiali calpestassero il prato davanti alla casa. E, mentre le stanze furono rese abitabili, si cominciò a mettere mano al giardino del lato sud secondo criteri assolutamente originali.

Entriamo dunque in questo luogo in cui aleggia ancora lo spirito di Evelina. Tutto il pianterreno è ombreggiato da una grande pergola da cui si accede al giardino formale rigorosamente diviso in quattro parti a raffigurare i quattro elementi della vita: aria, acqua, terra e fuoco. Nel punto centrale, a simboleggiare Dio al centro del paradiso, è posta la fontana dei Tritoni da cui si dipartono quattro vialetti. Le prime due porzioni che si presentano agli occhi del visitatore rispecchiano la concezione del giardino all’italiana, con le sue aiuole delimitate da bossi. Le altre due porzioni sono formate da aiuole che si aprono a ventaglio e richiamano alla mente la coda di pavone. È la parte più squisitamente turca.

Immagine nella pagina:
Il giardino di Villa Pisani a Vescovana

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Novembre 2013 (Numero 23)

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