Il salotto di Nonna SperanzaUn angolo di paradiso

di Marinette Pendola

Ai quattro angoli, all’entrata e all’uscita, appaiono quattro pavoni di pietra che, secondo la tradizione ottomana, sono gli antichi custodi dei cancelli del paradiso. Una siepe di tasso modellata ad arco chiude il giardino formale e fa da tramite con il parco all’inglese in cui una fitta cerchia di alberi provenienti da varie parti del mondo racchiude un grande prato. Qui si esprime la concezione romantica del giardino, in cui la natura va assecondata e non più dominata. Vialetti serpeggiano fra macchie boscate irregolari, ombreggiati da alberi che crescono liberamente, false rovine (come il tempio di Baal o le mura di Gerico) sono disseminate su un’altura ricoperta di vegetazione.

Contessa Evelina Pisani (Miniatura 374x606 px)Evelina amava questa sua creazione e spesso vi si rifugiava. Pochi scrissero di quest’angolo di paradiso e preziosa diventa la testimonianza dell’amica Margaret Symonds che, nel libro Days Spent in a Doge’s Farm rievoca i suoi soggiorni a Vescovana. Tu hai soltanto visto un giardino del sud pieno di rose che affascina il tuo occhio nordico […] il canto degli uccelli, i boschetti di pioppi e di pini, e la piccola pergola su una collina, tutta dolcemente profumata di caprifoglio, dove una Madonna di terracotta rossa ha il suo altare – tutte queste cose penetrano in te più delle specie botaniche che sono costate tanti pensieri e tante cure. Margaret soggiorna spesso a Vescovana in piena estate e non fa mai riferimento ai tulipani ormai sfioriti, ma cita una lettera della sorella: Madame Pisani ha posto a dimora gruppetti di tulipani, oro e scarlatto, anche narcisi e giunchiglie. Ogni giorni nuovi fiori spuntano, mentre il sottobosco, oggigiorno invaso da colonie di gigari, è cosparso di violette. Se tu vedessi le violette qui, ti commuoveresti – scrive ancora la sorella a Margaret – coprono il terreno con il loro blu, ondeggiano i loro capolini e muoiono sotto l’ombra scura dei pini del giardino.

Alla morte del marito nel 1880, Evelina assunse la gestione delle fattorie e del bestiame. Furono momenti sicuramente molto difficili. Spesso ripeteva la massima chi ha terra ha guerra. Volle modernizzare l’allevamento e si scontrò spesso con i fattori. Ti assicuro, mia cara – scrive all’amica – che quando ho discusso per un po’ con quegli uomini, sono del tutto esausta. Non posso né scrivere né leggere, e me ne vado nel giardino a raccogliere nuovi pensieri e nuova forza. La sua passione e la sua tenacia alla fine vinsero ogni resistenza e le sue fattorie divennero un modello per molti. Si veniva da lontano per capire i suoi metodi e cercare di applicarli. Seppe imporsi più con forza che con diplomazia e non si sa se fu amata dai suoi contadini. Lei aveva con ogni probabilità la certezza di non essere amata se teneva sul comodino, a portata di mano, una pistola carica e sempre pronta. Tuttavia amava profondamente quella gente. Si dice che cercasse di combinare matrimoni e non mancava di festeggiare la Befana con i bambini. Il 6 gennaio 1889 scrive all’amica: Ho pensato a te oggi più del solito, e sono sicura che ti sarebbe piaciuto vedere tutti i bambini del paese che sono venuti per la Strega sotto i portici. Povere cosette! Non ho dato loro molto, ma furono comunque molto contenti di ricevere arance, dolcetti e rosolio (un vino rosso dolce fatto con le rose). Urlavano e fu difficile per i genitori convincerli a tornare a casa quando venne buio.


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La Contessa Evelina Pisani

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Novembre 2013 (Numero 23)

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