Ciò che rende davvero caratteristiche le country dances che realizziamo e che ci fa calare nel più puro spirito
scottish è, indubbiamente, l’uso dell’abito tradizionale scozzese: in particolare del kilt (ovviamente per i cavalieri...) e dei suoi accessori. E vedremo quale importanza ha avuto l’Ottocento nella storia del kilt.
Ma che origine ha il kilt? Come è fatto?
L’origine dell’indumento è tutt’altro che certa. Esistono diverse versioni, alcune più leggendarie, altre più verosimili. Innanzitutto il kilt non sembra risalire a tempi molto lontani, come nell’immaginario collettivo spesso si crede. Non appartiene certo al medioevo, come raffigurato in tanti film. La prima versione del kilt,
Il Fèileadh Bhreacain, detto anche
kilt grande, altro non era che un lungo panno di lana, di circa 5 metri, largo circa 1,5 metri, cucito doppio, che veniva portato sulla spalla sinistra e, a scendere, veniva fissato alla vita con una cinghia fino ad avvolgere in varie fogge gran parte del corpo. Praticamente era un plaid allacciato, più che un kilt come lo conosciamo oggi. La semplicità e al tempo stesso la versatilità di tale indumento ne permetteva un molteplice utilizzo: il kilt poteva infatti servire da abito, da mantello, da coperta, da riparo per la pioggia, ecc.
Il
kilt grande pare risalire all’inizio del XVII secolo e venne utilizzato, sia nelle Highland che nelle Lowland ed in particolar modo nelle aree rurali, sino al XIX secolo.
Il
kilt piccolo, invece, compare agli inizi del XVIII secolo ed è il progenitore del kilt moderno che tutti conosciamo.
Immagine nella pagina: Sir Walter Scott, ritratto