Per un po’ di tempo, il nostro salotto si soffermerà sull'alimentazione. Cercheremo di sapere come si mangiava nell'Ottocento, partendo dai grandi ristoranti per arrivare alla cucina quotidiana. Il percorso sarà effettuato in più tappe e toccherà vari aspetti. Ogni puntata sarà accompagnata da alcune ricette attualizzate per poterle adattare al gusto di oggi. Non saranno stravolte. Semplicemente si elimineranno quegli eccessi che non sopportiamo più, oppure faremo ricorso a quanto l’industria mette a nostra disposizione per ottimizzare i tempi e migliorare i risultati. Spero che vorrete cimentarvi nella loro esecuzione e che potremo discuterne, magari in questa stessa rubrica.
A cena con Babette
Il generale Loewenhielm smise di mangiare e si fece immobile. Era nuovamente riportato indietro nel tempo, al pranzo di Parigi che gli era ritornato alla memoria sulla slitta. Un piatto incredibilmente ricercato e gustoso era stato servito quella sera, egli ne aveva chiesto il nome al suo vicino, il colonnello Galiffet, e il colonnello gli aveva detto, sorridendo, che si chiamava Cailles en sarcophage
. Gli aveva, poi, spiegato che quel piatto era stato inventato dal cuoco dello stesso café in cui stavano pranzando, persona nota in tutta Parigi come il più grande genio culinario dell’epoca, e – tanto più sorprendente – quel cuoco era una donna! Infatti,
diceva il colonnello Galiffet, questa donna sta ora trasformando un pranzo al Café Anglais in una specie di avventura amorosa – una di quelle avventure amorose nobili e romantiche in cui non si distingue più tra la fame, o la sazietà, del corpo e quello dello spirito! (…)
(Karen Blixen
, Il pranzo di Babette, in
Capricci del destino, Milano, Feltrinelli, trad. Paola Ojetti, pp. 7-46
)