Dovevo essere imperatrice

di Ilaria Faraci

Nonostante l’inizio burrascoso, il matrimonio fu nei primi tempi, se non felice, almeno sereno. Stefania si sforzava di avvicinarsi agli interessi del marito e quest’ultimo si rese abbastanza affettuoso e premuroso.
In realtà essi appartenevano a due mondi troppo diversi ed erano destinati a non incrociarsi mai.

Crescendo e iniziando a maturare delle opinioni personali, Stefania si avvicinò sempre di più al ruolo di arciduchessa ereditaria partecipando a feste e balli ma anche a battute di caccia, inaugurazioni di mostre e incontri di beneficenza.
Venne facilitata e spronata nel suo compito dall’imperatrice Elisabetta la quale decise di delegare gran parte dei suoi tanto odiati impegni di rappresentanza alla nuora che, instancabile, li onorava tutti.

Il marito era, al contrario, disgustato dall’aristocrazia e dall’ambiente di corte in generale e se ne allontanava sempre più. Rodolfo era cresciuto isolato in seno alla famiglia imperiale. Passionale, romantico e politicamente liberale aveva sognato di iscriversi alla facoltà di Scienze Naturali, cui era molto portato, ma ciò gli venne impedito dall’imperatore che desiderava divenisse un buon soldato.
Il vero dramma di Rodolfo stava nella sua impossibilità di apportare qualsiasi minimo cambiamento all’interno dell’impero a causa della sua sfera d’influenza assai limitata dal padre. Si rendeva conto che l’impero era ormai all’estremo e la politica conservatrice dell’imperatore assai dannosa, ma purtroppo non aveva nessuna voce in capitolo. Francesco Giuseppe non permetteva a nessuno di frammettersi tra lui e il potere.

Rodolfo cercò di coinvolgere la moglie nelle sue scorribande notturne nei quartieri più poveri di Vienna. Gli piaceva entrare nelle bettole, bere birra e stare in compagnia di quello che chiamava il vero popolo. Stefania rimase disgustata da tutto ciò e non riuscì mai a comprendere come facesse il marito a preferire quegli intrattenimenti ai grandi ricevimenti mondani.
Mentre Rodolfo ricercava quell’affetto semplice e schietto che tanto gli era mancato, la moglie pensava che solamente il suo sangue blu le avrebbe portato quella felicità tanto lontana.



Immagine nella pagina:
Baronessa Mary Vetsera, illustrazione
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Gennaio-Marzo 2007 (Numero 6)

La casa di Carducci, attorno al 1850 (particolare)
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