Dopo la strabiliante prima Great Exhibition di Londra del 1851, e l’altrettanto sontuosa seconda Exposition Universelle di Parigi del 1855, tutte le città di una certa grandezza fecero a gara per avere la loro esposizione universale (v. Jourdelò n°1, apr-giu 2005, p.16). L’attesa di milioni di visitatori era chiaramente un’aspettativa che faceva gola alle amministrazioni e agli imprenditori locali… per cui furono tante le città a provarci.
Tra queste Bologna.
L’organo internazionale che regola le Expo, il BIE (Bureau International des Expositions), si basa su un protocollo che si è evoluto nel tempo secondo quattro fasi successive, attualmente utilizziamo il protocollo del 1988 e le esposizioni sono già state assegnate alle città vincitrici sino all’anno 2015. Il primo protocollo risale al 1933, e il BIE definisce la categoria di Expo antecedenti al primo protocollo riconoscendone come tali 21. In queste 21 esposizioni figura come sola città italiana Milano con la fiera del 1906 dedicata ai trasporti.
21 Esposizioni Universali ufficialmente riconosciute non significano che altre città non abbiano avuto le loro fiere. Tante, tantissime altre furono le fiere locali, nazionali, internazionali… e anche quelle con velleità universali.
Tra queste Bologna.
Bologna oggi è una città che si può definire provinciale. È capoluogo di regione, crocevia per le comunicazioni stradali e ferroviarie nazionali, sede di veri punti di eccellenza in svariati campi produttivi, sede della più antica università del mondo occidentale, punto di riferimento per la cultura nazionale. Ma tutto qui, nulla di più. È comunque una città di serie B. È una città di rango nazionale, che non ha nulla a che vedere con altre città italiane di pari dimensioni come Firenze o Venezia, o con le grandi città quali Roma, Milano e Napoli; anche se ha grandi velleità. È una città in cui si vive ancora bene, in qualche modo è ancora un paese, e i bolognesi sono ben consci di questo stato della città, che in fin dei conti non è né carne né pesce e si giova di questo.
Nella seconda metà dell’Ottocento Bologna era la stessa di adesso.
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Ingresso principale ai Giardini Margherita