Una viaggiatrice anomala è Elisa Toscanelli, nobildonna pisana nata nel 1821 e morta a Firenze nel 1870. Non una viaggiatrice che ha scelto di affrontare mondi lontani con piglio da esploratore, ma una signora della piccola aristocrazia di provincia che parte per il proprio piacere alla scoperta di situazioni, sensazioni, paesaggi nuovi. Di lei sono rimasti pochi appunti. Il primo scritto, pubblicato a puntate dal quotidiano Il Trentino a partire dal 18 aprile 1868, narra di un suo viaggio in treno da Bolzano a Innsbruck, poco dopo l’apertura dell’ultimo tratto della ferrovia del Brennero che avvenne il 24 agosto 1867. Lei stessa riconosce i limiti della propria scrittura che non ha nulla di tecnico. Tuttavia ciò che la rende particolarmente attraente è l’ottica in cui l’autrice si pone, quella di un viaggiatore che (…) ha percorso quella ferrovia lentamente quando era in costruzione; e che stando nel posto del conduttore ebbe l’opportunità di notare alcuni particolari che ora sfuggiranno a chi passi il Brennero con velocità in un vagone pieno di gente.
Il secondo scritto a noi pervenuto appare sotto forma di lettera al marito, datata 10 agosto 1869. È un testo privato quasi sicuramente non pensato per essere pubblicato, anche se apparve postumo a Firenze con il titolo Un’escursione intorno al Monte Bianco e con una prefazione anonima. Recentemente ripubblicato da Mariagiulia Burresi in una deliziosa edizione che raccoglie anche alcuni dei 120 ritrattini somigliantissimi eseguiti dall’autrice fra il 1841 e il 1857, lo scritto racconta un suo viaggio da Courmayeur a Chamonix. Ciò che rende davvero singolare l’esperienza di questa signora è la scelta di attraversare le Alpi da sola a dorso di mulo e con la sola compagnia di una guida locale. Ad aggiungere ulteriore valore all’impresa è l’età della protagonista, quarantotto anni, un’età matura per gli standard dell’epoca. Elisa Toscanelli è consapevole dell’eccezionalità di tale scelta al punto che non la permetterebbe - scrive - né ad una mia figlia né ad una sorella. È un’impresa che suscita ammirazione tanto appare unica, come lei stessa sottolinea con ironia: una donna italiana che ha passato sola il Bonhomme e fatto colà il giro del Monte Bianco è tenuta in venerazione dalle guide, considerata dagli albergatori, invidiata ed ammirata dai Turisti, annusata con rispetto e simpatia dai muli.
Immagine nella pagina:
Il seracco e il crepaccio della giunzione in una cartolina d'epoca
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