I Cannoni di Navarino ...ovvero, come il caso diede l’indipendenza alla Grecia

di Andrea Olmo

Navarino 1 (Miniatura 218x170 px)Quando nel 1453, il Sultano Maometto II entrò a Santa Sofia in groppa ad un cavallo bianco, la Grecia cessò di fatto di esistere. Millenni di storia, civiltà e cultura, cancellati in un attimo, diventati solo una pallida reminiscenza, una leggenda fatta di vetuste rovine narrata ad uso e consumo di ricchi viaggiatori occidentali. Il tutto sostituito dalla brutale dominazione dell’Impero Ottomano che, tra tutti i popoli ad esso sottoposti, si accaniva particolarmente contro i Greci proprio perché fieri ed orgogliosi del loro passato e perché saldamente attaccati alla loro fede Cristiana.

Spogliati dei loro averi da una tassazione esosa e iniqua, costretti a consegnare i loro figli più forti perché servissero nei Giannizzeri, la truppa scelta del Sultano, obbligati ad inviare le loro figlie più belle negli harem dei signorotti islamici, sottoposti a vessazioni e imposizioni di ogni tipo, i Greci, finalmente, ritrovarono la speranza grazie agli ideali di Libertà e Indipendenza che si stavano diffondendo in Europa all’inizio del XIX secolo. Si costituirono le Eterie, società segrete di patrioti ellenici che, con il sostegno più o meno occulto della Russia, cospiravano per indurre il popolo greco alla rivolta, rivolta che non tardò a scoppiare. Nel 1821, al grido di Eleftheria i Thanatos (Libertà o Morte), gli elleni si sollevarono contro i loro feroci dominatori turchi. E non tardò, ovviamente, anche la rappresaglia degli Ottomani. Il giorno di Pasqua del 1821 il Patriarca di Costantinopoli, Gregorio V, fu impiccato alla porta della sua chiesa per ordine del Sultano Mahmud II che, subito dopo, mobilitò le sue armate.

Per quattro anni lo scontro tra greci e turchi si mantenne in una situazione di sostanziale equilibrio. L’esercito ottomano, pur essendo numericamente superiore, era arretrato e mal comandato, mentre i greci erano guerriglieri decisi ed esperti. Inoltre numerosi volontari europei, i cosiddetti filelleni, accorsero a rinforzare le file dei ribelli. tra essi ricordiamo Lord Byron e il carbonaro italiano Santorre di Santarosa, ma anche militari esperti come l’Ammiraglio inglese Lord Cochrane, comandante della flottiglia di navi corsare greche. Poi, nel 1825, Mohammed Alì Pascià, Waly d’Egitto e vassallo del Sultano, decise di intervenire nel conflitto, inviando nel Peloponneso un corpo di spedizione di 16.000 uomini, al comando del figlio Ibrahim. Purtroppo per i greci, l’Esercito egiziano era ben armato e addestrato da ufficiali europei, e spostò ben presto le sorti della guerra in favore dei turchi, iniziando una vera e propria guerra di sterminio: interi villaggi furono rasi al suolo, migliaia di civili deportati od uccisi, i raccolti dati alle fiamme. Con la caduta di Missolungi nel 1826, scontro in cui perì Byron, e la presa dell’Acropoli di Atene, i ribelli greci, ridotti a poco più di 5.000 contro gli oltre 40.000 militari turco-egiziani, si trovarono asserragliati nel Peloponneso orientale a difendere Nauplia, capitale della Repubblica Ellenica…


Immagine nella pagina:
A. L. Garneray, Naval battle of Navarino, 1827 (particolare)
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