Il ragazzo dai capelli rossi stava zitto, ansimava, alzò il capo verso il sergente con due occhi grandi bagnati dal sudore che calava dalla fronte, poi riabbassò di scatto la testa, svenuto.
- Dite a monsignore che ora di stasera avremo i nomi, stamattina il gallo non canta ancora.
- Sia lodato Gesù Cri… - Mormorò il giovane prete ritraendosi, e rabbrividì, come chi è a disagio in un luogo e non vede l’ora di scappare. Sentì che davanti a quella scena gli mancava l’aria e con un dito si allentò il colletto bianco. Incespicando uscì, tirandosi dietro il grosso portone che sbatté contro lo stipite di ferro. Scese gli scalini che lo separavano dall’uscita del torrione e fuori all’aperto fece un respiro profondo. Con gli occhi annebbiati si diresse verso il palazzo del Cardinal legato.
Prima di sera il povero gallo cantò.
Le due donne erano sedute, intente con le mani sottili a far giostrare le dita fra i tondi di tessuto bianco e rosso; la più giovane guardava di tanto in tanto fuori della finestra del primo piano il passeggio del popoloso borgo della via Galliera, come se aspettasse qualcuno che tardava.
- Luigi mi preoccupa, Brigida, quando parla coi suoi amici mi fa paura, è così preso che sembra innamorato.
- È innamorato - disse la madre e fece una pausa; poi, senza alzare gli occhi dal lavoro, e con lo stesso tono di voce che hanno le madri quando dicono le cose che sentono nel profondo delle viscere, aggiunse: - della libertà.
La sera calava, così il rumore dei vicoli del quartiere, e le vecchie torri, che sovrastavano quelle case, rimandavano nei loro interni vuoti il suono delle campane della cattedrale. Il Cardinal legato diceva messa.
Luigi entrò nell’appartamento, spingendo semplicemente la porta del secondo piano, sempre aperta, Giovanni lo seguiva.
- Madre e cara zia, sempre al lavoro! - disse, baciando la testa prima dell’una poi dell’altra. Avevano confezionato tante coccarde bianche e rosse, poggiate sul panno di un cesto come tanti fiori.
- Allora io farei così, punterei queste coccarde su un panno verde. Vedete, verde su bianco e rosso, come a Parigi, il tricolore italiano fratello di quello francese. Ne avremo bisogno, un simbolo per svegliare il popolo, da distribuire per le strade, per raccogliere centinaia di patrioti e sollevare questa città schiava!
Disse queste ultime frasi con quel tono accorato e convinto che aveva fatto breccia nella coscienza di un manipolo di giovani coetanei, compagni delle lunghe discussioni che terminavano in eccitate promesse di dare battaglia ai tiranni della patria.
Le coccarde, quelle ci volevano. Ne avevano sentito parlare spesso dai viaggiatori che venivano da oltralpe, nei caffè o nelle botteghe della piazza; ne avevano vista una tenuta in tasca da un venditore di ceramiche. In un angolo del solito caffè, quel tizio in livrea nera l’aveva mostrata ai ragazzi come un frutto proibito, certamente sarebbe bastato quello straccetto di panno per venire arrestati dalle guardie del legato pontificio.
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Giovan Battista De Rolandis