Una storia di ragazzi

di Pierpaolo Franzoni

Cappio (Miniatura 481x1085 px)Il prete stava ad ascoltare fermo, in piedi, con l’aria dimessa e silenziosa. Il cardinale riprese il soliloquio.
- Cosa crede reverendo, il peso, sì il peso… - ribadì con enfasi - del governo temporale. Il peso di amministrare la giustizia. Come lei ben ha visto… Tocca a Sua Santità, come tocca, indegnamente, anche a me. Ma è necessario e mi fa sanguinare il cuore, caro reverendo. Certi scrupoli… certe delicatezze… vanno messe da parte! Bisogna metterle da parte e non dimenticare mai, badi bene, reverendo, non dimenticare mai - e gli si fece sotto avvicinando il viso al viso del pretino - che tutto ciò che facciamo è per mantenere l’ordine, l’ordine della società in nome della Chiesa di nostro Signore! Dove andremmo a finire altrimenti? Comunque… - e affrettò improvvisamente il discorso - capisco il suo turbamento e all’incarico di assistenza alla prigione metterò il mio segretario personale. Ora vada. Vada…

Fu l’ultima notte che Giò e Luigi passarono liberi a Bologna.
Prima di cena scesero nelle cantine della casa di Luigi, e fra montagne di avanzi di vecchi tessuti, casse vuote e zocchi di legno accatastati, sotto un telo rosso, Luigi scoprì una cassa.
- Ecco, guarda.

Cinque fucili dall’aspetto molto usato, ma interi. Sembrava stessero lì da secoli per l’aspetto.
Non vennero mai usati.
Non ci fu mai una insurrezione, non si fece nessuna battaglia.
Ma dopo l’esecuzione di Giò e Luigi, molti protestarono, molte coscienze rifiutarono l’oppressione e la tirannide, spuntarono sulle vesti le coccarde bianche rosse e verdi, il tricolore divenne un simbolo a Bologna due anni prima di quello della Repubblica Cispadana a Reggio Emilia.

Giovan Battista De Rolandis, Giò per gli amici, e Luigi Zamboni, erano poco più che ventenni (22 e 23 anni), quando morirono, precursori, in giovane età, della grande stagione risorgimentale. Era il 1795. L’aristocratico astigiano e il bolognese figlio del commerciante di tessuti, indissolubili nel loro generoso e ingenuo tentativo insurrezionale, saranno ricordati sempre insieme nella Storia italiana. Due giovani come tanti altri, che però intuirono tra i primi le condizioni della nascita dell’Italia.
Luigi e Giovanni erano entrambi studenti universitari, ragazzi, come lo saranno decenni dopo i componenti del Battaglione della speranza, gli speranzini, che parteciparono alle guerre di indipendenza con Garibaldi.

Il primo, Giovanni, fu torturato e ucciso brutalmente dal boia di uno Stato Pontificio tanto feroce quanto anacronistico; il secondo, Luigi, dicono gli atti, suicidatosi per impiccagione in una cella del famigerato torrione nel centro di Bologna, alta soltanto un metro.
Intitolata a Zamboni è la strada principale del quartiere universitario, come a De Rolandis un’altra vicina.
Ogni giorno giovani come loro percorrono e abitano quelle strade.

Fine.
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Ottobre-Dicembre 2010 (Numero 17)

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