La Storia ci nutre.
Vale sempre la pena raccontare le piccole storie che la tessono, quelle sconosciute ai più.
Quelle di eroi che hanno combattuto dal lato sbagliato della storia (p.33).
Battaglie che si perdono e si vincono, ma si pianificano in un gioco che cambia le sorti dell’arte della guerra, un gioco ancora oggi impiegato non più per la guerra ma per salvare vite (p.16).
Al centro deve sempre esserci la volontà dei popoli. Ciascuno sopravvissuto o no a lotte intestine e questo lascia in eredità la sensibilità verso le proprie tradizioni, un’estrema cura in oggetti che rappresentano il loro essere (p.26).
Destino? Libero arbitrio? Che dire di quella catena di eventi che deviano il destino delle persone? L’attimo preciso in cui tutto cambia (p.10).
Cambiamenti epocali, trasformazioni, ci sono in tutti i campi. Che ne dite di grandi locali, oggi trasformati in un oggetto presente in tutte la case (p.22)?
La storia ci racconta anche di povertà e soprattutto di fame, quella non è mai mancata. Ma da nord a sud, dalla pianura alla montagna, un alimento comune c’è: la polenta (p.38).
Da nord a sud, dalla pianura alla montagna… ma a Bologna? A Bologna va la pasta all’uovo fatta in casa tagliata a strisce larghe o strette, ma sempre lunghe (p.3).
E tra tagliatelle, formaggi, mortadelle…
Buon Appetito!