Un’unica ditta era impegnata nella lavorazione del caffè, la torrefazione Roversi, mentre numerosi erano i fabbricanti di birra, tra i quali un ruolo rilevante ebbe Camillo Ronzani, con la fabbrica inizialmente collocata a Bologna e poi a Casalecchio.
Un preparato particolare chiamato Terra Cattù o Terracattù veniva prodotto da farmacie bolognesi per il consumo locale ed anche per l’esportazione. Si trattava di piccole pastiglie, spesso di colore argenteo, a base di liquerizia ed essenze aromatiche, in particolare il cattù, essenza estratta da un tipo di acacia proveniente dall’Oriente. Erano usate soprattutto per profumare l’alito, e sono vendute ancora oggi in piccole scatole metalliche.
Nella preparazione di liquori e distillati vanno ricordati vari tipi di rosoli. Una vastissima e rinomata offerta di rosoli dai nomi fantasiosi veniva proposta da caffè e laboratori: ad esempio il caffè di Vincenzo Galazzi ne offriva circa settanta varietà, tra i quali il perfetto amore e il labbro di rubino. Tra i fabbricanti di liquori è d’obbligo citare la ditta Buton (fondata nel 1820) i cui prodotti più apprezzati erano l’Amaro Felsina, l’Elixir Coca (liquore verde ottenuto da infuso di erbe e da distillato di foglie di coca) e il Cognac distillato del trebbiano. Ancora oggi è in vendita il distillato del trebbiano, rinominato Vecchia Romagna nel 1939 dai nuovi proprietari Sassoli de’ Bianchi. Rilevanti erano anche altri prodotti come l’Amaro Montenegro, creato nel 1885 dalla ditta Cobianchi, che ancora oggi ha numerosi estimatori. In un mondo in cui la popolazione beveva acqua proveniente da pozzi, cisterne o acquedotti, a fine Ottocento nacque anche l’industria dell’acqua minerale, naturale o gassata (acqua gassosa).
Alcuni cibi che sottolineavano le ricorrenze più importanti dell’anno sono ancora oggi vivi nella tradizione locale: le sfrappole per Carnevale, le raviole per il giorno di S. Giuseppe (19 marzo), le fave dei morti (farina, uova, zucchero e mandorle) il 2 novembre, le caldarroste (arost) o i marroni lessati (balus) e il vino nuovo il giorno di San Martino (11 novembre), le uova sode benedette e il salame per la colazione del mattino di Pasqua, l’anguilla per la vigilia di Natale, l’agnello per il pranzo di Pasqua, i tortellini cotti nel brodo, possibilmente di cappone, per il pranzo di Natale. Fra i dolci tradizionali spicca il Panone di Natale: ancora oggi nei giorni che precedono Natale donne bolognesi fanno i molti acquisti necessari per preparare il Panone di Natale con i lucidi e colorati canditi, le mandorle, l’uva passa, la mostarda bolognese, il miele, la cioccolata, la farina, le uova e la dose, nome che a Bologna indica il lievito. Ogni famiglia ha ereditato una propria ricetta per il panone, così come per il ragù o i tortellini, ricetta che sempre viene ritenuta la migliore!
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