Garibaldi, Cesenatico, i bragozzi e la tartana

di Augusto Battaglini

Cesenatico. Prima in Italia ad aver eretto un monumento a Garibaldi nel lontano 1884 e che rievoca solennemente il suo passaggio con una grandiosa festa che si tiene il 2 agosto. La cittadina della riviera romagnola più o meno la conoscono tutti, almeno per sentito dire.



Giuseppe Ballerin, Tommaso Battagin, Gaetano Forte, Andrea Lanza, Angelo e Francesco Pagan, Federico e Luigi Penso, Domenico Penzo, Sante Ravagnan, Felice Voltolina. Questi signori, invece, nessuno li conosce. Credo che nemmeno il più attento e puntiglioso degli storici possa ricordarli. Non sono personaggi famosi, non hanno compiuto gesta degne di nota, né si sono comportati da eroi. Tuttavia il destino ha riservato anche a quegli uomini, loro malgrado, un ruolo non insignificante nel nostro Risorgimento. Le loro vite si sono infatti incrociate con quella di Garibaldi, seppure per brevissimo tempo e per mera casualità, consentendo all’Eroe dei Due Mondi di sfuggire agli austriaci e di mettersi in salvo.

Ma andiamo con ordine. Corre l’anno 1849, la Repubblica Romana è crollata sotto i colpi d’artiglieria delle truppe francesi di Napoleone III comandate dal generale Oudinot, accorse in aiuto di Papa Pio IX. Garibaldi con la sua Legione è in fuga. Ha attraversato Lazio, Toscana, Marche ed ha valicato gli Appennini. Ha passato il confine con S. Marino e, eludendo il nemico, nella notte tra il 1° e il 2 agosto si dirige verso Cesenatico con l’intenzione di imbarcarsi per Venezia, così da portare aiuto alla città che resiste strenuamente all’assedio degli austriaci.


Immagine nella pagina:
A. Fedi, Veduta del porto di Cesenatico, 1788

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Aprile-Settembre 2007 (Numero 7)

Anita Garibaldi, Museo Civico del Risorgimento, Bologna

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