Per Alessandra questo fu un colpo troppo grande.
Negli anni successivi si dedicò completamente alla crescita del suo bambino, sempre in ansia che gli potesse accadere qualcosa. Si avvicinò in modo quasi morboso alla religione e ai suoi più torbidi esponenti. Il nome di Rasputin racchiude ancora al giorno d’oggi un alone di mistero e di inquietudine.
Nicola II non aveva sicuramente le energie e il polso per dominare una situazione ormai degenerata da molto tempo prima che lui prendesse le redini. Desiderava vivere nel modo più semplice possibile, attorniato dalla moglie e dai bambini. Il giorno in cui suo padre morì pianse ed esclamò: Non sono preparato a fare lo Zar. Non ho mai voluto diventarlo. Non so niente di governo. Non ho nessuna idea di come parlare ai ministri.
Chiusi nel loro piccolo mondo ottuso, non vollero rendersi conto che tutto intorno a loro stava crollando. Si aggrapparono l’uno all’altra come avevano sempre fatto e insieme andarono incontro al destino portandosi dietro i loro figli, vittime innocenti di un orrore senza fine.
Olga, Tatiana, Maria, Anastasia e Alessio morirono prima di aver potuto realmente vivere. Tante fotografie ricordano i loro momenti di gioia e spensieratezza, un’infanzia dorata. Purtroppo essi non ebbero il tempo di poter iniziare a volare con le loro ali, ma furono costretti a rimanere nel nido. Le fanciulle speravano di poter trovare un marito e di poter emulare il matrimonio così felice dei loro genitori, Alessio desiderava semplicemente continuare la sua carriera militare che tanto lo entusiasmava. Furono vittime ingenue, ma soprattutto prive di colpa, che vennero trucidate e buttate via come bambole di pezza.
Questa ineluttabile tragedia aveva avuto inizio molto tempo prima di quel fatidico 17 luglio 1918, in una splendida giornata di sole, nel lontano maggio del 1884. Nicky aveva allora sedici anni e già scriveva sul suo diario: Alix e io abbiamo scritto i nostri nomi sulla finestra posteriore della casa italiana (ci amiamo).
Immagine nella pagina:
Olga, Tatiana, Maria, Anastasia, fotografia del 1906