Nel vicino, e di recente allestimento, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, al n° 34 della stessa strada, il musicista ci ha lasciato il suo pianoforte a coda, oltre alla sua vestaglia da camera e al parrucchino che portava per coprire la calvizie. Quelle stanze, lascito della nobildonna Eleonora Sanguinetti, e da lei abitate fino al momento della donazione, meravigliosamente affrescate, adornate di antichi mobili, io le vidi bambino, accompagnando mia madre in visita, poiché la proprietaria era amica della zia di mio padre. Ricordo un salottino in cui fummo fatti accomodare e la stupenda boschereccia, la sala dipinta interamente come uno scenario boschivo, verde e fresca, che tuttora si può ammirare all’ingresso della mostra. La signora, gentile e semplicissima, era un’ospite perfetta ed ebbi l’occasione anche di salire sulla sua auto, guidata da un autista altrettanto gentile e prudente.
Poco avanti, facciamo la prima deviazione a sinistra in via Guido Reni, grande pittore seicentesco bolognese. Ma qui siamo in un’altra epoca, e quasi in fondo alla strada, sul muro che costeggia il n° 8, troviamo una targa in pietra bianca che indica che il 9 luglio del 1879 qui nasceva Ottorino Respighi Grande compositore, gloria della scuola musicale bolognese divenuto famoso soprattutto per le sinfonie che illustrarono Roma. Al n° 3 di via Guido Reni un’altra targa spiega che in questo bel palazzo, da Trieste, venne nel 1890 Giacomo Ciamician che fu chimico, professore universitario e in seguito senatore; e se ci spostassimo di poco nel quartiere universitario, in via Elmi, troveremmo il palazzo in stile liberty, sede della facoltà di chimica, che porta il suo nome.
Ritorniamo in Strada Maggiore e dopo avere lasciato a sinistra, sotto il portico, la base della torre degli Oseletti, dall’impronta medioevale e dalla piccola porta di ingresso inglobata nell’edificio, c’è Casa Gozzadini, di costruzione cinquecentesca; al n° 38, dietro un massiccio portone con motivi a punta di diamante, abitavano i miei bisnonni e le zie di mio padre, anche se, ovviamente, non c’è nessuna targa a ricordarlo; vi garantisco che la loro abitazione, che ebbi l’opportunità di frequentare bambino, era rimasta intatta come nell’Ottocento. Immancabilmente, tutte le volte che passo lì davanti, ripenso ai miei avi e al loro mondo perduto.
Ma attraversiamo la strada. Cento anni fa avremmo potuto incontrare il professor Carducci che con un libro sotto il braccio si recava all’Università. Giosuè Carducci a Bologna abitò diverse case; in questa casa austera, dall’alto portico e dal lungo, stretto terrazzo, soggiornò dal 1876 al 1890, e la targa posta in alto sotto il portico dice che furono gli anni gloriosi delle Rime Nuove e delle Odi Barbare.