Suggestioni Agostane

di Pierpaolo Franzoni

Se giriamo, poi, subito a sinistra, ci troviamo nella antica Seliciata di Strada Maggiore, ora Piazza Aldrovandi; con la necessaria fantasia, la bella prospettiva segnata dalla fila di ippocastani ci ricorda uno scorcio parigino; è forse anche per queste suggestioni che il nostro cantautore adottivo Francesco Guccini chiama Bologna Parigi minore. Gli alberi, dai colori delle foglie già viranti verso la ruggine autunnale, buttano sulle facciate delle case ombre mobili e gli arancio chiaro, i gialli, i rosa polvere dei muri veramente creano un’atmosfera particolare, dove le terrazze sospese e le finestre ornate di fiori si inseriscono formando quadri incantevoli.

In fondo alla piazza, a sinistra, addossata alla facciata di un palazzo, a fatica leggiamo una vecchia lapide annerita il cui il testo recita così: Nel primo anniversario della sua morte, ovvero nel 1914, in questa casa tra le dolcezze di sublimi studi e di famigliari affetti… trascorse l’ultimo lustro di placida vecchiezza sino al tramonto irradiato dalle vicine speranza FRANCESCO ACRI nel diuturno magistero del nostro ateneo felice divulgatore della sapienza del divino Platone.

Nell’ultimo afflato del secolo lungo, l’Ottocento, sentiamo tutta la pomposità retorica della fine di questa epoca che estende i suoi anni da Napoleone fino all’inizio della prima guerra mondiale. In questa casa abitò Francesco Acri, filosofo e storico della filosofia, politico clericale a cui parve facile conciliare fede e scienza.
Ritornando sui nostri passi fino a Strada Maggiore, incontriamo Palazzo Bisteghi, al n° 39. Nell’anno 1902 la strada aveva nome Via Mazzini. Le foto dell’epoca testimoniano che questo palazzo è rimasto pressoché identico; vi si notano lo stesso balcone occupato da signori in paglietta, la farmacia come è tuttora, gli scorci della strada dove non si vedono auto, ma gruppi di uomini e donne che camminano nell’adiacente portico della chiesa di S. Maria dei Servi. Il 2 settembre di quell’anno venne scoperto un efferato delitto nell’abitazione al primo piano: la vittima era il conte Francesco Bonmartini, genero del famoso clinico Augusto Murri. Questo fatto di cronaca nera divenne ben presto un affaire che ebbe risonanza europea. Per le forti caratteristiche dei personaggi coinvolti, le modalità romanzesche e il momento socio-politico che viveva la città, il caso Murri tenne banco non solo sulle pagine voraci dei giornali, ma appassionò le persone comuni, provocò interventi di intellettuali, politici, associazioni e fino al 1905, anno della sentenza, fu il caso giudiziario più famoso in tutta Italia.
Questi stessi luoghi furono poi il set, settant’anni dopo, di una bella ricostruzione cinematografica con la regia di Mauro Bolognini e il titolo Fatti di gente perbene. Il film ricostruì con notevole fedeltà agli atti processuali, attenzione storica e bravura degli attori, gli eventi che scoprirono le debolezze, i vizi e gli intrighi di una famiglia così in vista come quella dei Murri, sciorinati in piazza dal processo e dai giornali senza pietà.
Nel film però Palazzo Bisteghi non venne mai inquadrato, anzi, quando lo si volle rappresentare, si utilizzò un altro luogo.
Abbiamo percorso solo la metà di questa vecchia strada di Bologna, e con questa storia drammatica ci fermiamo a considerare quanto di nascosto ci è stato svelato.
Forse vale la pena di cercarli più spesso, questi segni, perché raccontano del passato della nostra città, che non deve essere dimenticato, e ci spiegano quanta bellezza, storia e vita sfiorino ogni giorno i nostri passi ignari.

Fine.
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Ottobre-Dicembre 2007 (Numero 8)

Sala dell'ebrezza, fratelli Muzzi. Palazzo Segni-Masetti, Bologna

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