Il piano di costruzione di una ferrovia viene preso in considerazione da Ferdinando II e dal suo Ministro delle Finanze nel 1836, quando arriva la proposta della società francese Bayard per la realizzazione della Napoli-Nocera, con diramazione Torre Annunziata-Castellamare di Stabia, per una lunghezza totale di 40 km.
La proposta dell’ingegner Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie è di realizzare i lavori in sei anni utilizzando manodopera locale e capitali di una Società per Azioni costituita appositamente. L’approvazione reale viene firmata nell’ottobre, i lavori per il primo tratto iniziano dopo il reperimento dei fondi, nel luglio del ’39.
Lo studio del tracciato è a carico dell’ingegnere Enrico Falcon: la ferrovia esce da Napoli da un varco tra le porte Nolana e della Madonna del Carmine, attraversa due ponti, prosegue verso la strada Regia delle Calabrie costeggiando in alcuni tratti la spiaggia. La prima fermata che incontra è la stazione di Granatello di Portici. Il progetto prevede il doppio binario, l’inaugurazione sarà sul solo primo tratto, a binario singolo. Poco più di sette km.
Le rotaie vengono realizzate in lame di cinque metri di ferro battuto, il percorso ha raggi di curvatura da 1400 a 1300 metri e pendenza massima del due per mille.
Dopo il tratto inaugurale del ’39, nell’estate del ’40 si raggiungono Resina e Torre del Greco, nel ’42 Castellammare, nel ’44 Nocera attraversando Pagani, Scafati ed Angri. Sono rispettati i tempi di consegna.
Le prime due locomotive utilizzate sulla linea giungono dall’Inghilterra: sono la Vesuvio e la Bayard. Sono progettate sul prototipo di Stephenson, realizzate dalla Longridge, capaci di trainare convogli da 46 tonnellate alla velocità di 50 km/h. Assemblate a Napoli nelle Officine Pietrarsa. Le locomotive che entreranno in esercizio dall’inaugurazione al ’44 sono venti. Già nel ’40 lo stabilimento di Pietrarsa viene convertito da officina di produzione di cannoni e proiettili d’artiglieria a officina ferroviaria. Le carrozze sono interamente prodotte a Pietrarsa sin dal viaggio inaugurale. L’intuizione che presto ci sarà un forte incremento delle ferrovie è vincente. Le Officine Pietrarsa, all’unificazione d’Italia, conteranno una forza lavoro di circa 1200 unità (oggi lo stesso stabilimento è sede del Museo Nazionale dei Trasporti).
Illustri ospiti proveranno la nuova invenzione, uno su tutti il Papa Pio IX, che nel ’49 salirà per la prima volta su di un treno insieme a Ferdinando II, rimanendone entusiasta ed esprimendo ai presenti la volontà di realizzarne anche nello Stato Pontificio.
Concludiamo con il viaggio inaugurale.
È il 3 ottobre 1839, viene effettuato da un convoglio così composto: locomotiva Vesuvio, tender (il carro del carbone), una carrozza scoperta con parata militare, una uguale in coda, sette carrozze coperte, quella d’onore in posizione centrale. Alla presenza del Re. Il viaggio dura una decina di minuti, la velocità media è di circa 40 km/h. L’entusiasmo del popolo napoletano alle stelle.
Un cronista del tempo descrive così l’evento: La popolazione di Napoli e delle terre vicine accorreva in grandissimo numero come a uno spettacolo nuovo. Tutte le deliziose ville attraversate dalla strada s’andavano riempendo di gentiluomini e di dame vestite come in giorno di festa... La folla cresceva per nuovo popolo sopravveniente, bramosi essendo tutti di vedere... la straordinaria macchina mossa dal vapore camminar sola e trarsi un seguito lungo di carrozze e di carri. Chi conosce lo spirito pronto, l’immaginativa e la fantasia del popolo napoletano non deve meravigliare che con tanto entusiasmo traesse d’ogni parte la nuova strada e giunto colà facesse allegrezza grande come per faustissimo avvenimento... Non si può con parole descrivere come si commuova e ratta s’infiammi una gran moltitudine all’aspetto di cosa nuova e meravigliosa... La locomotrice si presentava già tutta elegante di forma, pronta e perfetta e velocissima a un corso che oltrepassava il vento.
Il successo popolare è enorme: nei due mesi successivi l’inaugurazione i passeggeri trasportati sono nell’ordine dei 130 mila!
Immagine nella pagina:
Salvatore Fergola, Arrivo al Granatello del treno inaugurale, 1840 (particolare)