La Berry partì dal porto di Viareggio il 24 aprile 1832 e sbarcò vicino Marsiglia, travestita da marinaio, la notte tra il 28 e il 29 aprile. Appena in tempo! Poco dopo, infatti, il vapore naufragò presso La Ciotat, e alcuni importanti esponenti legittimisti presenti a bordo, come il Generale Emmanuel-Louis-Marie de Guignard, visconte di Saint-Priest, e i fratelli Louis e Florian de Kergorlay, furono arrestati dalla Gendarmeria.
Intanto, la coraggiosa Duchessa tentava di far insorgere Marsiglia, lanciando proclami infiammati quali: Enrico V vi chiama! Sua madre Reggente di Francia si è già votata alla vostra felicità! Invano. A Marsiglia nessuno sembrò accorgersi della sua presenza.
Tuttavia Maria Carolina non demordeva: decise di recarsi in Vandea, la regione più legittimista di Francia, teatro del tentativo contro-rivoluzionario del 1792, dove giunse il 16 maggio 1832. Ma anche qui non ebbe miglior successo: i vecchi capi della Vandea si espressero in maggioranza contro l’eventualità di un’insurrezione, anche a causa della mancanza di un appoggio da parte di potenze straniere.
I legittimisti parigini inviarono a loro volta alla Duchessa il Berryer, con un messaggio di Chateaubriand in cui dichiaravano di non essere neanch’essi pronti ad una rivolta. Addirittura, lo stesso Carlo X consigliò alla nuora di desistere: Mia cara ragazza, - le scrisse - leggete troppi romanzi di Walter Scott…
Intanto, Berryer, il legittimista parigino, si impegnò a fondo per calmare i bollenti spiriti della Duchessa. Mi farò uccidere! dichiarava la focosa nobildonna, Non sarete uccisa; - rispondeva pazientemente il Berryer - vi arresteranno. Ebbene, che mi taglino la testa!, ribatteva la Duchessa, Peggio, Madame, vi grazieranno!, concluse il Berryer. Solo la minaccia di quest’onta terribile, forse, scosse per un attimo la determinazione di Maria Carolina.
Il governo francese prendeva, nel frattempo, i suoi provvedimenti: il Generale Dermoncourt, inviato in Vandea, predispose opportunamente le truppe per l’eventualità di una rivolta, mentre Luigi Filippo, come traspare dalla corrispondenza di quel periodo, appariva tranquillo e per nulla preoccupato per la solidità del suo trono.
L’insurrezione vandeana, programmata in un primo tempo per il 24 maggio, scoppiò effettivamente il 4 giugno, ma fu poca cosa: qualche imboscata, alcune scaramucce, ma nel complesso le truppe governative mantennero il controllo della situazione senza difficoltà. Il 9 giugno la Duchessa di Berry, travestita da contadinella bretone, si rifugiò a Nantes, e da qui iniziò a scrivere a tutte le corti europee, tentando di ottenere appoggi alla sua causa.
A questo punto Luigi Filippo decise che era ora di finirla: la Berry andava arrestata! Si trovò addirittura un possibile traditore, disposto a passare al governo documenti compromettenti, un tale Simon Deutz, che giustificò la sua condotta invocando l’amor patrio (anche se pare che il suo sacro fuoco patriottico fosse generosamente alimentato da 500.000 franchi d’argento…).
Tuttavia, l’allora Ministro degli Interni, Montalivet, uomo incerto e temporeggiatore, non sapeva decidersi a procedere: il Deutz vagò a lungo per il Ministero tentando di consegnargli le sue carte.
Alla fine, quando stava quasi per decidersi a riconsegnarle alla Duchessa, avvenne la svolta: Montalivet fu sostituito da Adolphe Thiers, uomo che sarà protagonista della politica francese per buona parte del XIX secolo.
Thiers è giovane, determinato, ambizioso, vuole fare strada; inoltre è un liberale convinto, e nemico giurato dei Borboni. Decide di incontrare Deutz, e predispone l’arresto della Berry.
Il 7 novembre 1832, la polizia penetrò nella casa dove la nobildonna si era rifugiata e la trovò nascosta nella canna fumaria di un camino; Maria Carolina, bella e fiera, nonostante fosse completamente sporca di fuliggine, si rivolse allora al Dermoncourt, inviato ad arrestarla: Generale, mi arrendo a voi, e mi rimetto alla vostra lealtà! Madame, - rispose l’ufficiale - Vostra Altezza è sotto la salvaguardia dell’onore francese! Inviata al castello di Chasliere, fu poi incarcerata alla fortezza di Blaye.
Immagine nella pagina:
Enrico V Conte di Chambord in una foto della seconda metà dell'Ottocento