Il ristretto ambito territoriale dell’attività e, soprattutto, lo scarso interesse commerciale nei confronti della propria produzione musicale, costituiranno per la futura memoria di Brighi un severo limite. Scrive infatti Spallicci: Sono all’incirca mille e duecento le composizioni musicali per danza che egli ha sin’ora composto, un enorme patrimonio artistico che avrebbe potuto fare la fortuna di un uomo più pratico e meno modesto di Carlo Brighi. Ma egli ha lasciato in pasto alla voracità degli altri questo suo mirabile tesoro e non si cura dei plagi e delle miserie altrui. Molti lo consigliarono di fare una raccolta di questi suoi lavori che ha disseminato qua e là con gesto da gran signore ma egli si è sempre schermito, ora aggiungiamo anche la nostra voce al coro dei buoni consiglieri perché pensiamo giustamente che tale raccolta rappresenti un’opera di non comune valore.
La genialità del Maestro è ampiamente riconosciuta: Brighi fu tra i primi ad intuire l’importanza ed il successo che le danze di coppia provenienti dall’Europa centrale avrebbero avuto in Italia e le adattò al gusto locale, fondendo la musica dei balli saltati della tradizione contadina con i valzer viennesi. Da qui l’appellativo di Strauss di Romagna.
Le musiche di Brighi colpiscono ancor oggi per la vivacità: violino e clarinetto in do ripropongono il dialogo tra archi e fiati delle orchestre mitteleuropee dall’organico più nutrito, mentre il contrabbasso (che batteva il tempo sulla corda con il fragore di una cannonata) conferisce al ballo un ritmo irresistibile.
La prima importante riscoperta di Carlo Brighi la si deve al musicologo cesenate Franco Dell’Amore, con il libro Taca Zaclèn! Le origini del ballo popolare in Romagna (1870-1915) nel repertorio di Carlo Brighi detto Zaclèn, edito nel 1990.
Grazie al contributo dei Comuni di Savignano e Forlimpopoli, a cura di Antonella Imolesi Pozzi, Elisabetta Righini e Paola Sobrero, nel 2008 è stato presentato il volume Carlo Brighi. Suoni e immagini della Romagna fra Ottocento e Novecento. All’opera, ricca di documenti, è allegato il CD contenente 19 brani di Carlo Brighi registrato dalla Piccola Orchestra Zaclèn con l’organico originale delle ultime formazioni orchestrali del Maestro: due violini (Davide e Simone Castiglia), clarino in do (Massimiliano Rossi), chitarra (Federico Martoro) e contrabbasso (Roberto Bartoli).
Carlo Brighi si spense nel 1915. In Romagna trionfa ancora la musica armonica del maestro violinista Zaclèin, e sembra di rivederlo a sbracciarsi suonando come una volta sul podio, mentre nel tempo istesso concludeva i contratti dei futuri veglioni, oppure incedere svelto per la strada col braccio destro dietro la schiena, o seduto al fresco rezzo della sua casa di Bellaria col violino in mano per tentare un ultimo accordo soave della sua inconfondibile musica. Ora riposa a Forlì, nel cuore della sua terra, ove serenamente morì il 26 novembre 1915 all’età di sessantadue anni. Negli ultimi istanti muoveva le dita nervose come se stesse per eseguire il preludio di una delle sue più belle composizioni – Il valzer di San Martino.
La sua attività venne proseguita dal figlio Emilio, che accoglierà nell’orchestra il giovane violinista Secondo Casadei. Non a caso Carlo Brighi è oggi considerato il capostipite del genere folcloristico romagnolo ed il creatore del Liscio.
Immagine nella pagina:
Fotografia della Piccola Orchestra Zaclèn
Con il patrocinio del Comune di Bologna