Luigi Giovetti

Combattente e Maestro di Danza

di Alessia Branchi

Un uomo d’onore, come si definiva nella sua autobiografia scritta nel 1891 ricordando i suoi cinquant’anni di insegnamento, capace di tenere alto il cuore da patriota e da insegnante di una delle arti più nobili, la Danza. Ripercorrendo la storia della danza attraverso i secoli Giovetti si sofferma nel suo scritto su una riflessione: la danza ha sempre tenuto in società il primiero posto, sempre maestra di avvenenza, di grazia e di leggiadria, a partire dall’antica Grecia dove servì a celebrare la memoria dei grandi fatti e delle gloriose gesta, all’antica Roma dove fu onorata dalle famiglie senatorie tant’è che divenne esercizio quotidiano per i figli fin dalla tenera età di 5 anni, fino ad arrivare ai regni di Francesco II, Carlo IX, Enrico III e Luigi XIV. Giovetti si pone la questione sul perché oggi la danza debba essere dimenticata, si domanda perché oggi questo nobile esercizio debba essere svisato. Questo termine veniva usato per indicare la mancanza di alcuni princìpi necessari alla Danza quali il tempo, la cadenza e la misura di cui le persone non conoscono più il significato. Giovetti si preoccupava del fatto che ballando con questi tempi svisati si correva il pericolo di abbreviarsi la vita e di procurarsi malattie. Addirittura ne citava alcune tra cui la bronchite, la febbre reumatica, la pneumonite, la cistite, la encefalite, e soprattutto il cardio palmo tanto comune ai nostri giorni quali principali conseguenze a cui può portare la pratica sbagliata del ballo. Io per togliere questi mali, sono molti anni che ho richiamato la danza nobile educativa alla sua ortodossia, avendo conosciuto il bene che può portare all’umanità, e questo è il mio insegnamento, e bisogna convenire che la danza che si deve preferire, sia la danza nobile educativa, perché è quella che insegna il tempo, la cadenza, la misura, la posizione e il portamento di tutto il corpo.

In questo modo Giovetti nel corso degli anni diede a Bologna, all’Italia e alle altre nazioni più di dodicimila allievi di entrambi i sessi ed ebbe l’onore di insegnare alle famiglie più nobili, dai principi Spada, alle marchesine Pepoli, alla famiglia Mazzacorati, alle contessine Ranieri, alla famiglia Malvezzi-Campeggi ecc… e anche nelle scuole e nei collegi più importanti della città.
Sarà lui, Luigi Giovetti, il maestro di cerimonia della nostra Festa da Ballo che si svolge nel 1860 a sostegno delle imprese garibaldine, una festa che impegnò tutti i cittadini bolognesi. Eh sì perché l’Avviso esplicitava proprio che l’incasso della festa era destinato per intero all’acquisto del Milione Fucili richiesti dal generale Garibaldi.
Correva voce in città che il generale Garibaldi, salpando da Quarto genovese, fosse diretto in Sicilia con mille generosi volontari, munito di denaro e di munizioni, e che la rivoluzione siciliana, vinta con moltissima strage, stesse cominciando a propagarsi nelle campagne.


Immagine nella pagina:
Garibaldini; fucile a baionetta utilizzato nella Spedizione dei Mille

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Aprile-Settembre 2010 (Numero 16)

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