Alto, svelto, carnagione tendente al bruno, lineamenti regolari, naso gentilmente aquilino, capelli neri, collo e mani aristocratiche, la sua voce possedeva una meravigliosa estensione. Dall’intonazione dolce e carezzevole si elevava al ruggito del leone. Ed allora se scuoteva il capo, gli cadevano sulle spalle i capelli a ciocche e neri come la penna del corvo. La parola gli usciva dalle labbra, abbondante, spontanea e adorna. E poi suonava magistralmente il cembalo, la chitarra, disegnava e dipingeva con passione, e ballava assai bene…

Queste sono le parole con cui viene descritto Ugo Bassi, ripescando lettere, documenti, cronache postume alla morte, e queste sono le stesse parole che durante il Gran Ballo dell’Unità d’Italia vengono proferite dalla marchesa Brigida Tanari Fava Ghisilieri. È sì, perché la messa in scena di Ugo Bassi emerge dai racconti della gente di Bologna, dalle voci delle donne bolognesi, non tanto dalle cronache di quei giorni. Tutti sapevano, tutti erano a conoscenza dell’accaduto, ma nessuno scriveva. Mancano i riferimenti cronistici di quel fatidico 8 agosto 1849. Esistono invece numerosi documenti circa la sua cattura in Romagna, che avvenne pochi giorni prima della fucilazione. E allora la voce femminile di una donna colta, battagliera, impegnata nella politica e nel sociale della città, Brigida, spesso protagonista di uno dei salotti bolognesi più vivi, è l’espediente performativo che rappresenta il
fil rouge dell’evento. Siamo a Bologna il giorno prima della fucilazione, e la marchesa Brigida, parlando senza mai sbandierare troppo gli argomenti, con altre mamme accanto a lei, anticipa l’arrivo di Garibaldi, Bassi e Livraghi in Romagna:
È giunta notizia che ieri notte l’artiglieria austriaca ha fulminato le imbarcazioni del Garibaldi coi suoi, che il giorno prima si erano imbarcati a Cesenatico diretti a Comacchio. Quattro, battute dal cannone, furono mandate a fondo, e otto, inseguite dai legni austriaci, furono catturate. Solo quattro riuscirono a prendere terra e a salvarsi. In una di queste c’era una parte di ufficiali garibaldini, il noto Ugo Bassi, e lo stesso Garibaldi con la moglie Anita incinta. Tanta era la fretta e senza dubbio il timore che dominava in questo rimasuglio, che non si lasciò neppure che le barche toccassero pienamente terra, ma sebbene gettatisi gli approdanti in acqua, così a guado vennero al lido, dove giunsero tutti bagnati, dopo aver lasciato preda dell’onde la stessa cassa dei denari. Giunti alla spiaggia Garibaldi si voltò ai pochi che lo seguirono ed esclamò: - Chi si può salvare, si salvi - dopo di che lui con solo la moglie si internò nei boschi e da lì non sappiamo null’altro. Il resto degli abbandonati seguaci, gittate pure le armi qua e là si disperse.
Immagine nella pagina: C. Ademollo, Ugo Bassi e la sorella Carlotta a Villa Spada, 1867 (particolare), Museo civico del Risorgimento, Bologna