Lo Squadrone Bianco

Il miracolo di Agordat 1893

di Andrea Olmo

Non c’era d’altronde molta scelta sulla direzione da prendere. A est c’era il Mar Rosso, a ovest il deserto, a nord l’Egitto era troppo lontano e troppo ben presidiato, restava solo il sud, l’Abissinia cristiana, tradizionale terreno di caccia per le razzie dei mercanti di schiavi sudanesi. I Mahdisti non tardarono a muoversi e, dopo svariati scontri vittoriosi, nel 1890 Zaki Tummal, emiro del Ghedaref, annientò l’esercito abissino a Metemma, uccidendo il Negus Johannes. A questo punto l’intera Abissinia si trovava alla mercé dei sudanesi.

Dervisci Mahadi (Miniatura 219x140 px)In tutta questa baraonda nessuno sembrò accorgersi dei nuovi arrivati, nel frattempo sbarcati sulla costa dell’Eritrea; nuovi arrivati con grande fame di colonie ma, ahimè, con mezzi assai scarsi per conquistarle: gli italiani.

Nel giugno 1890, un migliaio di dervisci, al comando dell’emiro Ibrahim Faragiallah, calarono come furie nel nord dell’Abissinia per razziare le terre dei Beni Amer, una tribù locale. Partiti gli inglesi e morto il Negus, gli indigeni della regione, non sapendo a che santo votarsi, avevano chiesto protezione, seppur con scarsa convinzione, a noi italiani che nel frattempo ci eravamo installati a Keren, la più importante piazzaforte della zona.

Comandante della guarnigione di Keren era il Capitano Gustavo Fara che, avuta notizia dell’incursione dei dervisci, si mise subito in marcia per intercettarli, alla testa di un pugno di ascari del 1° Battaglione.

Purtroppo Fara arrivò troppo tardi per salvare il villaggio di Degà, obiettivo della razzia dei sudanesi, trovandolo completamente distrutto. L’ufficiale italiano non si diede per vinto. I suoi ascari erano coraggiosi e soprattutto veloci come fulmini e poteva ancora sperare di salvare le 400 donne e bambini presi prigionieri dai Mahdisti e destinati all’orribile sorte di essere venduti come schiavi. Quando all’alba del giorno dopo, il 27 giugno 1890, i dervisci giunsero ad Agordat, trovarono ad attenderli Fara con il 1° Battaglione ascari, saldamente attestato sulla collina di Itabarè.


Immagine nella pagina:
Guerrieri dervisci, incisione, ca. 1890
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Maggio 2013 (Numero 22)

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