Il nuovo arrivato accettò l’incarico non senza aver scambiato una furtiva occhiata con l’oste. La cosa, per quanto rapida, non era sfuggita alla Tigre, che aveva istintivamente spostato le mani sul calcio delle pistole che aveva in cintura. L’accordo fu stretto, l’oste pagato per il disturbo e il drappello ritornò alla scialuppa, accompagnato dalla guida. I pirati, che conoscevano ogni minuscolo atteggiamento del loro capo, si muovevano con la massima allerta. Alle prime ore del pomeriggio, la scialuppa imboccava la foce del fiume, foce assai larga, quantunque cosparsa di innumerevoli banchi di sabbia coperti da una superba vegetazione, e cominciava la salita senza aver notato nulla di straordinario. Per alcune ore Sandokan e i suoi tigrotti erano rimasti in silenzio scrutando attentamente le rive del fiume pronti a reagire a qualunque sorpresa. Sembrando tutto estremamente tranquillo questi cominciò a prendere accordi con la guida circa la durata del trasferimento, eventuali pericoli, le modalità per accedere a corte, non potendo avvalersi dell’aiuto della principessa che, a quanto si era capito, mancava da casa da parecchi anni.
- Tacete! - disse in quel momento Than-Kiù.
Un grido stridente si era fatto udire, seguito da un rombo strano che pareva prodotto da un enorme martello lasciato cadere a tutta forza su una lastra metallica.
- Che ci preparino qualche agguato? - chiese Sandokan alla guida.
- Impossibile - rispose questi - non è segnalata la presenza di pirati.
Un colpo di archibugio era echeggiato dalla foresta e si era udita, in alto, sibilare una palla. Sandokan aveva mandato un grido.
- Tenetevi pronti e far tuonare la spingarda e la mitragliatrice! - Poi, rivolgendosi verso Than-Kiù - Riparatevi, fra poco qui passerà la morte.
Tutto accadde in pochissimo tempo.
Contemporaneamente, dalle due sponde del fiume partirono delle scariche di archibugio che, quantunque imprecise, cominciarono ben presto a procurare danni alla scialuppa e ai suoi occupanti.

La difesa risultava difficile perché si poteva solo sparare a casaccio in mezzo alla boscaglia, e poi qualche rematore era stato colpito e la scialuppa era diventata ingovernabile. Intanto i colpi degli assalitori avevano provocato alcune falle all’imbarcazione, che cominciava ad imbarcare acqua quando, per colmo di sventura, incapparono rovinosamente in un enorme tronco che scendeva la corrente. La scialuppa, che andava alla deriva come un corpo morto, stava per rovinare sulla sponda destra del fiume. Ad un tratto, in mezzo al rumore degli spari, si udì echeggiare la tuonante voce di Sandokan.
- Badate! - aveva gridato - Stiamo per fracassarci!
Appena toccata la riva i superstiti balzarono a terra come un sol uomo, quasi si trattasse dell’arrembaggio di una nave nemica. Chi con le armi da fuoco, chi impugnando le scimitarre, si apprestavano a vendere cara la pelle. Lo scontro fu terribile.