Significativo di questo trapasso è il cambiamento di ruolo della famiglia Manzoni, dal Matteo del 1796 al Matteo del 1831. Forse vale la pena di segnalare che il capo della sommossa antifrancese fu maltrattato dagli austriaci, tre anni dopo:
Qui (a Lugo)
si dice che il signor avvocato Filoni e il signor Matteo Manzoni, che ieri andarono deputati a Ferrara, siano stati messi in arresto colà… Ciò è avvenuto per aver ricusato di assoggettarsi a Ferrara contro l’ordine Sovrano. Sicuramente Matteo fu arrestato nel 1800, al ritorno dei Francesi, sotto il loro ordine appena ripristinato; morì in esilio nel 1802.

Il 1831 emiliano: iniziato con il tortuoso accordo di Ciro Menotti col Duca di Modena, lo sguardo puntato su Parigi e sul Belgio in rivolta; concluso con la sistematica repressione condotta dall’Austria a partire da Modena, poi applicata alle Legazioni, che l’Impero asburgico pensava di mettere al sicuro, magari sotto la sua corona. È un fenomeno difficile da riassumere.
Anche nel caso specifico della Bassa Romagna: incomincia con l’adesione alle iniziative nelle Legazioni, poi ne prende una propria nel momento critico di settembre per presentare al Papa la richiesta di essere staccata da Ferrara, e si conclude con l’arresto di alcuni
insorgenti per omicidi del passato 23 agosto, e con la loro condanna. Sono le incertezze del regno di Papa Gregorio XVI: i Romagnoli di tutte le Romagne chiedevano una sistemazione migliore delle loro cose alla stessa autorità, come Menotti aveva provato con Francesco IV d’Este; evidentemente, le richieste continuavano sull’agenda della storia accelerata in queste terre da Napoleone e poi segnata da tentativi di rivolta mai veramente spenti.
La sollevazione incomincia all’indomani dell’elezione del nuovo Papa, a Modena, dove il Duca Francesco ha fatto arrestare Menotti.
Il 4 febbraio essa entra nelle Legazioni, a Bologna, il giorno seguente si propaga a Rimini, Cesena, Forlì, Ravenna, poi a Ferrara, e in breve raggiunge Marche e Umbria. Il 6 febbraio è insorta anche Lugo. Gli atti della ribellione sono comuni: si dichiara decaduto il governo pontificio, abbattendone i simboli e istituendo Commissioni provvisorie comunali, prima cellula di un
Governo delle Provincie Unite, ed anche una Guardia comunale in preparazione della Guardia nazionale. Già ai primi di marzo la
Romandiola dichiara a quell’assemblea l’intenzione di essere staccata da Ferrara.
Immagine nella pagina: Ritratto di Ciro Menotti