La Romagnola nel moto del 1831

di Mauro Bovoli

La battaglia delle celle (Miniatura 293x289 px)I protagonisti. Francesco Manzoni: presidente della Commissione provvisoria di governo dall’inizio del moto di febbraio 1831, poi gonfaloniere di Lugo dal 15 settembre: capo indiscusso, riconosciuto nelle sette ma anche fra la popolazione. Come mai questo cambiamento rispetto al Matteo del 1796 che aveva organizzato la resistenza di Lugo contro Napoleone? Non è una scelta puramente personale: con lui c’è un altro Matteo, suo fratello. Gli avversari diretti, sempre menzionati nei proclami lughesi: Monsignor Fabio Asquini Prolegato, zelante interprete della volontà di Roma e dell’Austria; e l’avvocato Flaminio Baratelli: artefice di ogni perfida trama in un proclama locale Agli Italiani militanti nelle file pontificie stanziate in Ferrara.

Il 15 settembre 1831, Francesco Manzoni viene nominato Gonfaloniere di Lugo; a lui appunto sarà da attribuire il documento del 23 settembre con il quale la Romagnola chiede la separazione da Ferrara, espressamente contro Asquini e Baratelli. Veramente, sulla separazione sorgono dissidi fra Lugo e Bagnacavallo; ma sembrano abbastanza secondari. Il 3 ottobre Argenta si solleva contro l’Asquini, in piena sintonia con Lugo, Massa, Conselice e Fusignano; simbolo di questo avamposto antiferrarese sarà il passo della Bastia, sul Primaro, concertato appunto con questa scelta di campo argentana: Monsignor Asquini invia severe stampe di governo e intima a tutti di cessare di fornire cibarie, munizioni e indumenti ai liberali della Bastia, pena gravi sanzioni, ma il popolo è con la libertà e seguiteremo, come lei e altri è d’accordo, a tenere la guardia al Passo, confida Manzoni al Priore di Fusignano il 18 novembre 1831. La Bastia sarà il primo presidio della Romagnola a cadere in mano all’esercito papalino-austriaco.

Veniamo al documento di richiesta al Papa (non ha data, ma i riferimenti interni confermano il 1831 quando ricordano tre lustri dal ritorno sotto la Legazione di Ferrara del 1816). Il testo riecheggia tutta una serie di argomenti evidenziati sul côté protocollare fin dal 1796:
Quanto mal comportassero queste Popolazioni una tale aggregazione, più che in qualunque altro momento, si è conosciuto dopo la giornata delli cinque Febbrajo scorso, che di perfetto accordo fra loro avevano risoluto di separarsi da essa [Ferrara]. E solo debbesi ascrivere alla bontà del Preside, che la governò per molti anni, se fù sofferta per tanto tempo, non essendosi però rinunciato giammai alla speranza di più conveniente aggregazione a qualcuna delle altre Provincie a cui trovansi congiunte per uniformità di costumi, di opinione, e di scambievoli rapporti commerciali… Segue la rassegna dei danni causati alla Romagnola dalla sottomissione a Ferrara. Ad accrescere questi mali concorse finalmente la privazione dei vantaggi d’una Rappresentanza Governativa Secolare, e più specialmente il dispotismo di Monsignor Asquini, e di Baratelli di funestissima riputazione… Questo dispotismo si estese da essi in tutti i rami della Pubblica Amministrazione rinnovando arbitrariamente le imposte indirette abolite dalla S.V., imponendo sopracarichi sulle dirette, togliendo agli individui, che protestano oppinioni liberali il diritto di delazione delle armi… ristringendo a tutti la libertà individuale, e l’esercizio di arti liberali


Immagine nella pagina:
Cesare Mauro Trebbi, La battaglia delle Celle, 1831 (particolare), litografia, ca. 1870
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Maggio 2013 (Numero 22)

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