
Dopo un paio di mesi di silenzio del Sovrano, è evidente che da Roma non verrà nessuna risposta, così si decide di passare all’azione. Il 10 dicembre la Romagnola chiede alla Legazione di Ravenna di esserle aggregata; questa accoglie la richiesta, pur se
sub iudice.
Mons. Asquini il 20 dicembre rimprovera il collega di Ravenna per aver accolto la Romagnola senza l’autorizzazione papale e dichiara nulla l’operazione; il Papa avalla la dichiarazione di Asquini. Intanto la Segreteria di Stato chiede l’intervento militare dell’Austria per sconfiggere definitivamente l’insurrezione nelle tre legazioni di Bologna e Romagna.
Asquini, di fatto, mette Ferrara fuori e contro il concerto delle Legazioni. Queste tentano di andare avanti coordinandosi con Bologna. E Bologna assume il ruolo di portavoce delle tre ribelli: in faccia a Ferrara, precocemente
normalizzata dall’intervento austriaco, che Asquini sta usando come testa di ponte per il contrattacco, e naturalmente in faccia a Modena sottoposta al controllo diretto dell’Austria.
Gennaio 1832: proclama da Roma della Segreteria di Stato per il ritorno all’ordine. Bologna risponde appellandosi al suo Prolegato card. Oppizzoni per un ordine che dia voce anche alle richieste popolari: …
Infinito è il bisogno che noi tutti, di queste Legazioni, abbiamo dei nostri rappresentanti in questi momenti: infinito è il bisogno che noi particolarmente ritorniamo a quella via che lasciammo onde ricuperare il nostro onore in faccia ai buoni Romagnoli, onde assicurare il comune interesse… Il fronte militare si muove, seguendo l’enunciato della Segreteria: nelle Legazioni ribelli sono entrate da Rimini le truppe pontificie. Bologna risponde (18 gennaio 1832) con un
Ordine del Giorno firmato
La Patria, che propone addirittura la contromossa di una spedizione verso Roma, per incontrare il Papa scavalcando i suoi ministri. Estremo tentativo di saldare le istanze della rivolta locale con la proclamata attenzione paterna del Pontefice.
Dal 22 al 29 gennaio continua l’azione militare dei pontifici, sostenuti dagli austriaci. La manovra sarà combinata fra la penetrazione da sud-est (Rimini e Cesena) e quella da nord-ovest (Ferrara, anzi Argenta ripresa da Asquini il 25 ottobre). La Guardia civica delle varie località viene ripetutamente battuta. Il 23 gennaio viene occupata Lugo.
È il ritorno all’ordine. Il 29 gennaio, Lugo riceve notificazione da Asquini sulle tasse da pagare per il 1832, e sugli arretrati del 1831. Poi arriva, dallo stesso, circolare ai parroci per convincere la popolazione a consegnare tutte le armi. Il Commissario straordinario alle quattro Legazioni Albani proclama che il distretto della Romagnola non è mai stato separato dalla Provincia di Ferrara; il 22 febbraio conferma la nullità dell’atto di separazione.
Immagine nella pagina: La Battaglia di Rimini, 1831 (particolare)