
Il 23 maggio 1890 fu deliberata la sistemazione del Museo risorgimentale nei locali del Museo Civico, mentre l’1 di agosto fu istituita una commissione ordinatrice formata da Enrico Pini, assessore alla cultura, Alberto Dallolio, Giosue Carducci, Aristide Venturini, Tito Azzolini, Vittorio Fiorini e Raffaele Belluzzi. Un articolo del quotidiano il Resto del Carlino, pubblicato nel 1893, riportava:
Di questi commissari taluni, impediti da brighe ufficiali o professionali non poterono naturalmente dare un’opera molto efficace, ma non pertanto coadiuvarono meglio che poterono quella intelligentissima, alacre, infaticata del Fiorini e del Belluzzi al quale ultimo, quando il collega fu alcuni mesi orsono chiamato ad occupare un posto onorevolissimo alla Capitale, rimase tutta la cura […] di condurre a buon porto il lavoro cominciato.
Per le spese di allestimento il Consiglio comunale deliberò due stanziamenti di 1200 lire l’uno per gli anni 1890 e 1891. Tali somme sarebbero servite alla Commissione per
raccogliere quanto è relativo al risorgimento italiano in documenti stampati o manoscritti (
libri, opuscoli, proclami, corrispondenze, armi, ritratti) e per sistemare il tutto in maniera adeguata in una sala al piano terreno del palazzo dell’Archiginnasio.
La decisione relativa al materiale da esporre privilegiò ancora i documenti emiliano-romagnoli, con particolare attenzione per la città e la provincia di Bologna, mentre fu confermato l’arco cronologico 1789-1870, fatta salva la
riserva di accettare ricordi relativi al brigantaggio e posteriori al 1870 qualora servano a completare per così dire la biografia di patriota. Escludere ritratti e ricordi personali di cittadini viventi.
Dal momento che non si poteva contare su un ampio contributo da parte del Municipio si decise inoltre di privilegiare le donazioni rispetto agli acquisti. Questi ultimi poi dovevano essere visionati da tutta la Commissione, salvo affidare al Presidente ed ai colleghi una somma minima di 100 lire
affine di potere in casi d’urgenza fare piccoli acquisti non eccedenti le 15.
Ad ogni modo il problema più urgente e di più difficile soluzione si rivelò essere la scarsità dello spazio disponibile. Fin da subito fu chiaro che l’affluenza di materiale rendeva insufficiente l’unico vano concesso dal Museo Civico e dunque la Commissione richiese il permesso di unire una sala attigua a quella già offerta. Lo stesso Carducci si fece latore della richiesta presso la Giunta, reputando tale questione di primaria importanza in vista dell’esposizione del materiale.
Immagine nella pagina: La prima sala del Museo del Risorgimento nel Palazzo Galvani in una cartolina di inizio XX secolo