Ancora i nostri genitori usavano descrivere una situazione di grande trambusto in famiglia, così come un improvviso moto di piazza o un inaspettato capovolgimento politico, con la colorita espressione: è successo un quarantotto. Forse oggi, a trent’anni dall’ultima grande frattura generazionale e culturale, verrebbe più spontaneo fare riferimento al nostro ’68.
Ma allora il riferimento era 1848, quando un’improvvisa ondata insurrezionale segnò drammaticamente, in tutta l’Europa, la nascita delle questioni dell’indipendenza nazionale e delle democrazie parlamentari. Nei paesi più industrializzati, e forse per la prima volta, emerse anche il grande tema della questione sociale e operaia. Non a caso è in quell’anno che Marx pubblicò il Manifesto.
In Italia, ancora lontana dal processo di industrializzazione, le cinque giornate di Milano, la proclamazione della Repubblica di Venezia e le agitazioni nelle principali città furono la premessa della prima guerra d’indipendenza, che seppur sfortunatissima sul piano militare, pose le basi per l’unificazione del paese.
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Antonio Muzzi, La cacciata degli austriaci da Bologna l'8 agosto 1848, olio su tela, 1849 ca. Museo civico del Risorgimento di Bologna