La storia tragica del Novecento che portò, con spirale perversa, ad un nazionalismo esasperato fino al fascismo, ha poi fatto in modo che Bologna dovesse ricordare altre battaglie e altri caduti. Nel secondo dopoguerra l’esodo ferragostano del boom economico e successivamente la strage alla Stazione di Bologna hanno fatto il resto; così che in anni recenti la celebrazione dell’anniversario della battaglia alla Montagnola del 1848 è stata un po’ dimenticata.
Se la battaglia della Montagnola rimane l’evento più significativo del Risorgimento bolognese, la battaglia di Porta Lame rappresenta l’episodio senz’altro più importante della nostra Resistenza, e se leggiamo i documenti sulle vicende del 1848, emergono tra i due episodi analogie sorprendenti. Non tanto perché in entrambi i casi gli ufficiali nemici parlavano la stessa lingua, ma soprattutto perché le due battaglie, che pur si sono combattute in epoche completamente diverse, hanno avuto per protagonisti nelle medesime strade, con lo stesso eroismo e le stesse motivazioni ideali, gli stessi ceti sociali, il popolo minuto e i lavoratori, anime vere della città. La fucilazione di Ugo Bassi e l’uccisione dei sette partigiani di Molinella, avvenuta ai piedi della Montagnola nell’agosto del 1944, dimostrano come vi siano analogie persino nella strategia di morte di chi, invano, ha inteso ripetutamente inibire la nostra comunità nel faticoso cammino verso la libertà, l’indipendenza e la dignità nazionali. Strategia di morte che purtroppo si è ripetuta anche alla Stazione di Bologna il 2 agosto 1980.