Su Domenico da Piacenza e il primo trattato sull'arte del ballo

Tratto da Danza e Rinascimento, Edizioni Ephemeria

di Alessandro Pontremoli

Si tratta di un’opera importante finalizzata a porre le fondamenta di una nuova danza, intesa come novella arte liberale. La danza è vista come strumento di comunicazione oratoria: i passi da lui sono definiti motti e le cinque regole del bel danzare (misura, memoria, maniera, partir di terreno, aire) riecheggiano le cinque sezioni classiche dell’arte del dire.

Scoperti tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, i trattati di danza del XV secolo furono letti e interpretati da due ideologie scientifiche tra loro in apparenza distanti: una corrente maschile e positivista da un lato, ed una femminile tardo-romantica, entrambe contribuirono all’invenzione della danza rinascimentale.

Il suo uso della metaforizzazione è efficace a spiegare la qualità del movimento. Ad esempio con il termine gondola Domenico cerca di spiegare l’andamento generale dell’incedere del corpo danzante, riferendosi all’esperienza visiva di un’imbarcazione che scivola sull’acqua con un ritmo ondulato e regolare ma non uniforme. Le onde che si alzano con lentezza e ricadono con prestezza servono a trasmettere l’idea di un corpo che si sposta nello spazio senza attriti e asperità, e richiamano con evidenza anche un movimento verticale.

Ogni forma di danza rappresenta una risposta a una precisa istanza culturale che intenda comunicarsi ed è, per così dire, specchio della società che la produce. Il corpo che danza, oltre a rilevare sé stesso e la persona di cui è incarnazione, nella sua immediatezza si presenta come un corpo sociale, un corpo, cioè, che appartiene a una o più formazioni. Ogni cultura, in base a principi estetici condivisi, anche se non sempre in modo consapevole, cura il corpo, lo modella secondo precise tecniche, lo manipola nei più svariati modi, lo ostenta secondo un gusto particolare, per permettere alla persona di parlare di sé, producendo una vera e propria scrittura sul corpo e col corpo. Il compito affidato a tale scrittura è quello di veicolare significati e, per il tramite degli stessi, organizzare il rapporto tra gli individui, e tra essi e la realtà che li circonda.

Nella sua esistenza sociale, il corpo si dona, nella comunicazione, come una scrittura, della quale è possibile, reciprocamente, una lettura: i molteplici sensi di un’espressione facciale, di un comportamento e del modo di manifestarlo attraverso una particolare forma quale può essere la danza, possono essere compresi dagli altri in quanto sono stati incorporati.

In quest’ottica la ricerca storica nell’ambito della danza Rinascimentale non si pone come obiettivo di recuperare un oggetto (che comunque non c’è), ma di indagare processi di memorizzazione di corpi in azione, analizzare e studiare testi, manufatti e monumenti come traccia di una rete di condizioni, ricostruire le relazioni che qualificano la percezione e la presenza di azioni simboliche in un contesto.

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Maggio 2016 (Numero 26)

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