L’area di Palazzo Ghisilardi nel Medioevo

Tratto da Palazzo Ghisilardi, Edisaisrl editore

di Giancarlo Benevolo

Palazzo Ghisilardi - scheda storica
Pubblicato in Introduzione al Museo Civico Medievale. Palazzo Ghisilardi-Fava, Edisai srl editore


Il Palazzo Ghisilardi sorge in una porzione di città interessata da una densa stratificazione di antichi manufatti: la presenza della prima cerchia urbana in pietra selenite e delle fortificazioni ad essa attestate ha definito in modo stabile la configurazione dei luoghi. Ancor oggi il toponimo –via Porta di Castello- ricorda la presenza del palatium, sede del potere imperiale, ed il forte dislivello altimetrico delle strade denuncia l’assetto delle costruzioni anche dopo le distruzioni del 1116.
Sui resti e sull’accumulo delle macerie vennero costruite le case e la torre della famiglia Conoscenti, verso la metà del secolo XIII. Le prime notizie d’archivio riportano la presenza, nell’area ora occupata dal palazzo, di una casa intestata agli eredi di Bettino Cattani di Budrio, attorno al 1390. Questa proprietà, passata a Galuzio Bargellini, venne venduta per mille lire alla famiglia Garganelli.
L’insieme delle costruzioni aveva l’accesso principale dalla via Porta di Castello, a fianco delle case Conoscenti, estendendosi fino alla strada che portava di fronte alla cattedrale di San Pietro.
Il Palazzo Ghisilardi venne fabbricato sulla parte settentrionale di questa proprietà.
Le case dei Conoscenti passarono poi, nel 1428, in enfiteusi perpetua ai Ghisilardi, salvo la sala grande usata dal Comune come pubblico deposito delle biade e poi sede della Società dei Beccai.
Nel 1478 Bartolomeo Ghisilardi, Notaio e Cancelliere dei Sedici, permutò le sue proprietà con quelle dei Garganelli e iniziò, su progetto di Maestro Zilio Montanari, la sostituzione dell’insieme delle case.
Il palazzo risulta essere già in costruzione attorno al 1483 e, in un atto del 1490 del Notaio Ruffino Ruffini, parzialmente compiuto sotto il controllo di Mastro Pellegrino di Giacomo Majatrici, con una spesa di ottomila ducati.
Bartolomeo Ghisilardi, morto nel 1505, lasciò come disposizione testamentaria che il palazzo fosse adibito ad ospedale, ma nel 1523, su istanza della famiglia, Papa Clemente VII cambiò l’impegno nella fondazione di una cappella nella Chiesa di San Domenico. L’erede Ludovico lasciò il palazzo ad Antonio Ludovico Musotti che assunse il cognome e le insegne di Ghisilardi.
Altri passaggi di proprietà si succedettero nel tempo: nel 1780 Antonino Tortorelli, ultimo proprietario, vendette, per trentaduemila lire il palazzo al mercante G.P. Pina; nel 1810 la famiglia Fava acquistò l’intera proprietà ed iniziò una serie di lavori, modifiche e trasformazioni. Nel 1915, su iniziativa del Comitato per Bologna Storica Artistica, vennero condotti i lavori di restauro alla facciata principale, alterata nelle finestre, ripristinando il disegno delle bifore secondo il modello della bifora superstite, occlusa fin dal progetto originale. Tra il 1923 e il 1925 il palazzo, già divenuto proprietà comunale e ceduto al partito fascista, fu oggetto di un’ampia sede di lavori, trasformazioni e integrazioni in stile sotto la guida dell’architetto Giulio Arata e destinato alla casa del fascio. Si deve a questi interventi uno dei guasti compiuto nel sito, quando i resti archeologici, rinvenuti scavando il cortile, vennero rimossi senza alcuna documentazione.
Nel 1964, riconosciuta nulla la donazione, il palazzo tornò a far parte del patrimonio pubblico comunale.

Fine.
Precedente 1 | 2 Successiva

Maggio 2016 (Numero 26)

Elab grafica sul documento: Comune, Governo, Registro Grosso, I vol, c.11r - Diploma di Enrico V del 15 mag 1116. Autoriz. n.1161 del 18 apr 2016 prot. n. 2425 cl 28.11.00.02/2 su aut. Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

© 2005 - 2025 Jourdelo.it - Rivista storico culturale di 8cento

Registrazione Tribunale di Bologna n. 7549 del 13/05/2005 - Direttore Resp. Daniela Bottoni
🕑