Il salotto di Nonna SperanzaAmalia e i dottori

di Marinette Pendola


Non è il primo caso capitato a Dalmonte. Nella seconda metà dell’Ottocento, sono molte le malattie diffuse in Italia a causa dell’assoluta mancanza d’igiene, della malnutrizione, dell’insalubrità delle abitazioni. Ma la sifilide rappresenta un vero flagello. Gli studiosi sostengono che le guerre risorgimentali siano state in gran parte causa di tale impressionante diffusione. Ad esempio, durante la II guerra d’Indipendenza transitano nel nord dell’Italia circa 235.000 soldati fra piemontesi, francesi e austriaci, e ogni esercito con il suo seguito di prostitute acquartierate nelle retrovie. Ciò provoca un vertiginoso aumento delle malattie veneree. Anche se Cavour, nel 1859, autorizza l’apertura di case controllate dallo Stato in cui la vigilanza sanitaria è obbligatoria, è tuttavia diffusa in tutte le città d’Italia una prostituzione clandestina che sfugge ai controlli. Tale forma di prostituzione comporta inoltre l’incremento delle nascite di figli illegittimi che sono accolti nei brefotrofi presenti in tutte le principali città del regno.

A Bologna, a occuparsi degli illegittimi è l’Ospedale dei SS. Pietro e Procolo detto degli Esposti o dei Bastardini che diventa, dopo l’Unità, un’istituzione pubblica sottoposta all’autorità del Corpo amministrativo centrale degli Ospedali. È situato in via D’Azeglio di fronte all’Asilo di Maternità che accoglie, dal settimo mese, le donne illegittimamente gravide (non solo prostitute, ma anche, ad esempio, le domestiche). Compito delle levatrici è segnalare la gravidanza di donne non sposate, accompagnare costoro all’Asilo di Maternità in cui saranno assistite dal punto di vista medico e morale, provvedere al battesimo del neonato indicando nome e cognome (dopo l’Unità spariscono i cognomi connotanti come Degli Esposti, a favore di quelli scelti dai minerali, dai vegetali o dagli animali, come Ferri, Monti, Fiori, Sassi…). Devono anche occuparsi di portare il piccolo all’Ospedale degli Esposti dove sarà allattato da balie interne fino al collocamento all’esterno, oltre che certificare lo stato di salute della madre al momento del parto. Alla consegna del neonato agli Esposti, la madre dovrà versare all’istituzione una somma, la cosiddetta elemosina, di 25 lire (circa 110€). Se non possiede tale somma, come spesso avviene, può compensare facendo da balia interna agli Esposti, ma non potrà allattare il proprio figlio. La mortalità di questi bambini nel primo anno di vita è molto elevata. Nel triennio 1861-63 si aggira intorno al 56%, ma negli anni precedenti è notevolmente superiore (addirittura l’88% nel 1855, anno di una terribile epidemia di colera).

Il dottor Dalmonte aveva più volte denunciato casi di donne contagiate da neonati provenienti dall’Ospizio degli Esposti. Già nel 1875, al suo arrivo a Vergato, si erano presentate a lui due giovani balie con i sintomi della sifilide. Nonostante le numerose denunce, l’ospizio non modifica le proprie procedure. Perciò, quando il 10 aprile 1890, Amalia si presenta al suo ambulatorio con la piccola Paola, il dottore va su tutte le furie. Il 15 giugno, Amalia torna da Dalmonte per mostrargli quella strana piccola depressione vicino al capezzolo del seno sinistro. Il medico la orienta verso l’ospedale Sant’Orsola ma lei esita: non ha i soldi per curarsi. Solo quando l’irritazione cutanea prende il viso e il corpo, decide di tornare dal medico il quale non solo le dà il certificato da presentare alla clinica dermosifilopatica, ma la convince a consultare un avvocato.

Augusto Barbieri ascolta con attenzione la donna e riflette bene sulle possibili conseguenze di una battaglia legale tanto difficile. L’avvocato è giovane, progressista, ambizioso, appartiene a quella classe sociale che aspira a un ruolo egemonico nel nuovo stato italiano. Si convince che un processo del genere gli procurerà fama nazionale. Perciò accetta di intentare causa al Corpo amministrativo degli ospedali il cui presidente è il conte Francesco Isolani. Il primo grado dura tre anni e si combatte a colpi di perizie mediche. Sono interpellati dapprima il dottor Ravaglia, poi il professor Roncati che è uno psichiatra di fama nazionale ma non un dermatologo. Entrambi questi medici sostengono le ragioni dell’Ospizio. Infine, una nuova perizia è chiesta al professor Maiocchi, da un anno direttore della clinica dermosifilopatica, l’unico davvero competente. Al suo arrivo a Bologna, Maiocchi era stato colpito dal numero impressionante di casi di montanare colpite dalla sifilide. La perizia è favorevole ad Amalia. Nella sua arringa, Barbieri sostiene che i datori di lavoro devono fare tutto il possibile per prevenire eventuali rischi per la salute del dipendente, un principio all’epoca rivoluzionario. Il primo grado si conclude con l’affermazione che Amalia è stata infettata dalla piccola Paola, come aveva dimostrato la perizia di Maiocchi, ma che è impossibile ritenere i medici responsabili di negligenza o ignoranza, quindi non punibili a termine di legge. Una mezza vittoria dunque, che non soddisfa l’avvocato il quale presenta domanda d’appello.


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Fotografia del baliatico di Firenze, 1900

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Maggio 2016 (Numero 26)

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