Eran giovani e forti...

...ovvero: volontari bolognesi nel Risorgimento

di Andrea Olmo

Dopo i combattimenti per la difesa di Bologna contro gli Austriaci, Masina conobbe Garibaldi e decise di seguirlo a Roma. I Lancieri furono pertanto aggregati alla Legione Italiana del Sacchi, il cui nucleo era formato dai volontari che avevano combattuto con l’Eroe dei Due Mondi in Sud America. Il reparto di cavalleggeri bolognesi combatté con coraggio nell'Urbe Eterna, soprattutto nella difesa di Villa Corsini. Purtroppo il 3 giugno 1849, durante gli scontri al Casino dei Quattro Venti, Angelo Masina cadde in combattimento, mentre guidava i suoi uomini in una carica disperata contro le linee francesi. La sua morte segnò di fatto anche la fine del suo pittoresco gruppo di volontari.

Oltre a quelle appena descritte tante altre unità di volontari si formarono a Bologna in quel biennio tumultuoso e tragico. Tra esse ricordiamo: la Guardia Civica Bolognese capitanata da Gioacchino Napoleone Pepoli, la Guardia Provvisoria, i Battaglioni Civici, il Battaglione Basso Reno costituito da reclute bolognesi e ferraresi, la Colonna Indipendenza Italiana, il Corpo Franco Bolognese, la Batteria Bolognese, piccola unità di artiglieria guidata da Camillo Atti, il Battaglione Universitario la cui 5a Compagnia era comandata dal grande scienziato Quirico Filopanti, al secolo Giuseppe Barilli. Anche la provincia di Bologna diede il suo contributo alla lotta patriottica: si distinsero in particolar modo Argelato con la sua Guardia Civica, e Medicina che, oltre alla già ricordata 4a Compagnia del Battaglione Alto Reno, arruolò il Battaglione dell’Idice e la Guardia Civica.
Diversamente dalla Prima Guerra d’Indipendenza, vera e propria guerra di volontari, la Guerra del 1859 vide una ridotta partecipazione di truppe volontarie, tutte inquadrate nell’Esercito Sabaudo, con i due corpi dei Cacciatori delle Alpi e dei Cacciatori degli Appennini, posti agli ordini di Garibaldi. In questa occasione, Bologna diede pochi uomini alla causa: furono costituiti appena due Battaglioni della Guardia Provvisoria che, insieme alla Guardia Civica di Medicina, fecero parte del corpo di spedizione inviato a Perugia nel 1860.

Il 1860 fu anche l’anno della Spedizione dei Mille. Dei 1.089 coraggiosi partiti da Quarto 38 erano emiliano-romagnoli. Certo nulla di comparabile ai 443 volontari lombardi, ai 160 veneti o ai 157 liguri, ma l’Emilia-Romagna fu comunque la sesta regione più rappresentata nella spedizione garibaldina.
Da parte sua Bologna diede 4 volontari: il Tenente Colonnello Paolo Bovi Campeggi, vecchio amico e commilitone di Garibaldi, i budriesi Gaetano Coli commerciante e Giuseppe Magistris barbiere, e il farmacista Ignazio Simoni di Medicina. In più altri sei volontari, provenienti da altre località, risultavano all’epoca residenti a Bologna. Al termine dell’avventura garibaldina, tutti e dieci ritornarono sani e salvi nella città felsinea. Altri 2-300 Bolognesi circa, il numero esatto non è purtroppo noto, partirono successivamente per unirsi alle camicie rosse, perlopiù con la spedizione Medici. Tra essi ricordiamo Cesare Martinelli di Altedo, membro della Legione Bolognese del 1848 e reduce della Seconda Guerra d’Indipendenza, che fu decorato al valore dopo la battaglia di S. Maria Capua Vetere. Ma c’era anche qualche vecchia conoscenza, come Tito Livio Zambeccari, che si distinse particolarmente nella battaglia del Volturno.



Immagini nella pagina:
P. Bedini, Ritratto di Luigi Comastri in tenuta da Lancieri Masina, Museo civico del Risorgimento di Bologna (particolare)
G. Vizzotto Alberti, I combattimenti nei pressi dell’arco di Adriano a Santa Maria Capua Vetere, durante la Battaglia del Volturno, Torre di San Martino della Battaglia (particolare)
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Maggio 2019 (Numero 29)

Anonimo, Li 8 agosto 1848. La cacciata dei tedeschi da Porta Galliera dal Popolo Bolognese, 1848, Museo civico del Risorgimento di Bologna

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