L’aria bolle dal Morbo infetta e mossa;
Fuggon stridendo paventosi augelli;
Arcano gelo serpe a ogni uom per l’ossa;
Par che una voce al dì final n’appelli.
Il Morbo corre con insonne possa,
E ruotando gli asiatici flagelli
Batte alle porte con feral percossa,
Ed ara i campi per scavarne avelli.
Come o nei solchi, o stan corcate in l’aia
Spiche su spiche di messe falciata,
Tal giacciono le genti alle migliaia.
Ahi, cadaveri son pria d’esser morte!
Ahi, terra, tu se’ fetida vallata
U’ l’ira del Signor semina morte!
Il Morbo Asiatico, di Carlo Pepoli (1796-1881)
Il periodo che va dalla fine del 1848 al 1859 è molto complesso a Bologna, non soltanto dal punto di vista politico. A leggere la cronaca del Bottrigari, colpiscono alcuni eventi apparentemente a margine, che permettono tuttavia di cogliere lo stato d’animo generale dei cittadini, che li vivono come presagio di radicali cambiamenti. Ad esempio, incuriosisce che per buona parte di quegli anni il Carnevale passi inosservato, a modo che par d’essere in Quaresima, che fino al 1856 le maschere siano vietate per questioni di sicurezza.