XII giugno 1859

Bologna finalmente è libera!

di Daniela Bottoni

Distinti cittadini e il Comitato nazionale recante il vessillo tricolore guidano un corteo, che si va via via ingrossando di popolo entusiasta, fino a una piazza Maggiore oramai gremita di folla osannante Viva l’Italia, W l’Italiana Indipendenza! W Vittorio Emanuele! È un tripudio di suoni, evviva festosi, tricolori. La banda municipale suona canzoni di guerra e inni patriottici, che il popolo accompagna cantando. Alle finestre si affacciano numerosissime donne agitando fazzoletti bianchi ed esponendo i colori italiani, altre si uniscono all’adunata. Chissà quante di loro, animate da spirito patriottico, avranno partecipato alla preparazione confezionando bandiere, nastri e coccarde tricolori, aiutando e incitando mariti, figli e fratelli!

L’insegna pontificia sul palazzo governativo viene sostituita dalla bandiera italiana con la croce dei Savoia mentre il popolo applaude ed acclama entusiasta.
Ma che ne è del Cardinal Legato, Giuseppe Milesi Pironi Ferretti?
Mentre il corteo festoso continua a sfilare per le vie intorno, egli sembra non volersi rendere conto di quanto sta accadendo. Soltanto di fronte ad una chiara dimostrazione pubblica avrebbe ceduto alla volontà del popolo e lasciato la città di Bologna. Sebbene la dimostrazione patriottica sia apparsa inequivocabile fin dalle prime ore successive alla partenza degli Austriaci, egli resta ancora incerto e incredulo.

Ma quando il corteo ritorna sulla piazza, riferisce sempre il Bottrigari Fu allora che si udì un imponente universale grido di W l’Italia, W Vittorio Emanuele, W la fusione! Le campane del Comune rintoccarono a festa, e la dimostrazione in questo istante fu così imponente, che le parole non valgono a descriverla. Scosso alfine il Legato, e convinto del desiderio della Città… s’apparecchiò alla partenza, e circa alle ore 9 antimeridiane l’effettuava.

Va sottolineato che comunque Bologna, in tali ore fatidiche, mostrò sempre un contegno irreprensibile. Fu costituita la Giunta provvisoria di Governo, composta dal marchese Gioacchino Napoleone Pepoli, dal marchese Luigi Tanari, dal conte Giovanni Malvezzi Medici, dall’avvocato Camillo Casarini e dal professor Antonio Montanari. Il primo atto della Giunta fu l’invio di un dispaccio telegrafico a Cavour in cui si esprimeva la volontà di sottomettere la città alla dittatura del re Vittorio Emanuele II.

La sera i festeggiamenti continuarono. Bottrigari, nella sua Cronaca, riporta che Giunta la sera la città venne splendidamente illuminata. Le vie principali furono percorse da numeroso popolo, mentre un grandissimo stuolo di cittadini seguiva la banda Comunale con torcie a vento e faceva rintronare l’aria di popolari canzoni. Per tutto videsi la bandiera nazionale; pochi i negozii o le botteghe che non ne facciano mostra. Sotto i portici dell’Archiginnasio tutti i negozii ne sono ornati, con un effetto singolarissimo all’occhio de’ viandanti.

Concludiamo con una nota satirica perché i Bolognesi, si sa, sono un po’ burloni. A Bologna, far San Michele significa far trasloco poiché San Michele, che cade il 29 settembre, era il giorno in cui, prima della riforma dei patti agrari, le famiglie di coltivatori che non avevano avuto il rinnovo del contratto o che sceglievano di spostarsi altrove, traslocavano. Al Museo civico del Risorgimento di Bologna è conservata una stampa satirica che reca la scritta Un San Michele nel 1859 e rappresenta un asino che se ne va con in groppa la bandiera imperiale austriaca stracciata.




Immagine nella pagina:
Anonimo, Un San Michele nel 1859, ca. 1859, litografia a colori, Museo civico del Risorgimento di Bologna
Fine.
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Maggio 2019 (Numero 29)

Anonimo, Li 8 agosto 1848. La cacciata dei tedeschi da Porta Galliera dal Popolo Bolognese, 1848, Museo civico del Risorgimento di Bologna

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