S’iniziarono gli arruolamenti, vennero sciolte le Pattuglie Cittadine.
L’organizzazione prevedeva delle compagnie raccolte in battaglioni, nel caso di Bologna due per quartiere, che potevano formare anche un reggimento. L’organico era determinato dal numero della popolazione di ogni singola città. Le finalità di questa milizia, a prescindere dal nome dato, erano sempre le medesime: proteggere il sovrano, garantire l’ordine cittadino e proteggere i territori da invasioni nemiche, coadiuvare i corpi militari di linea se ce ne fosse stata la necessità.

Era divisa in
stabile, per il controllo della città, e
mobile (a cavallo) per il controllo delle campagne.
Ma chi era la Guardia pontificia o civica? Era un corpo civile militarizzato, organizzato come la fanteria di linea, completo di uno stato maggiore, ufficiali, bandiere (che a Bologna furono offerte dalle donne bolognesi, quali Emilia Loup e le marchese Eleonora Albergati, Elena Marescotti e Brigida Tanari), tamburi, sottufficiali e truppa, al comando del Primo cittadino. I ranghi erano costituiti da elementi provenienti dalla popolazione locale, compresa tra i 21 e 55 anni. Il servizio nella Milizia Comunale era obbligatorio e personale non surrogabile, ovvero non cedibile ad altri se non tra parenti prossimi. Nei ruolini troviamo professionisti, borghesi, operai, contadini, giovani anche dai 18 ai 20 anni (potevano essere aggregati alla Milizia Comunale con autorizzazione dei genitori o del tutore).
Era molto importante, per lo spirito di corpo, per la disciplina e per aumentare l’efficacia dell’azione, che le Compagnie e i Battaglioni fossero formati da elementi dello stesso quartiere o rione, che quindi si conoscessero bene tra loro. Una particolarità che rafforza questo concetto: il primo ufficiale e il primo sottufficiale erano eletti con votazione dalla truppa, non per nomina dei superiori.
Leggendo la Legge sulla Guardia nazionale del 4 marzo 1848, troviamo una singolarità: viene riportato dal legislatore il termine
Milizia Comunale e non
Guardia civica o
nazionale… come mai?
I ranghi della Guardia civica erano formati, come abbiamo detto, da persone del popolo che conoscevano questi corpi con il nome che avevano quando furono creati in Francia, pertanto questo termine era ben chiaro nelle loro menti e d’immediata comprensione. Era viva l’esigenza del legislatore di far comprendere con chiarezza al popolo la legge che disciplinava la loro funzione e far sì che s’identificassero nel ruolo che erano chiamati a svolgere. All’Art. 6 poi, viene chiaramente detto che la Guardia civica era sotto l’autorità dei Sindaci, o del Primo Segretario di Stato per gli affari dell’Interno.
Immagine nella pagina: C. Alberi, Ritratto della madre con il figlio milite della Guardia civica di Bologna, 1851, Galleria Maurizio Nobile, Bologna