Nonostante l’ultimatum ingiunto agli affiliati, ugualmente Mazzini tenta in extremis di far rientrare l’associazione di Fabrizi nella Giovine Italia: Intitolatevi Legione, o Bande di insurrezione della Giovine Italia. Proclamate che la società è una sola. Proclamate che la decisione d’ogni iniziativa insurrezionale deve partire dal centro rappresentante la Giovine Italia. Salve coteste basi, mi troverete dispostissimo, appunto perché ho fiducia nel vostro cuore e nelle vostre eccellenti intenzioni, ad ammettere quante condizioni secondarie vorrete. Ma da queste, e specialmente dal precisare in chi sta la direzione suprema dell’Azione insurrezionale non posso prescindere. Solo che Fabrizi rifiuta l’offerta di retrocedere dalle sue posizioni e la sola concessione che accorda a Mazzini è che: la Legione Italica sia la sezione armata pei principi proclamati dalla Giovine Italia, così scrive il 6 febbraio 1841 ad un suo affiliato. Ne consegue che la frattura è definitiva.
Nel luglio del 1842 è Fabrizi a fare il primo passo di riavvicinamento, ma Mazzini rigetta l’offerta ribadendogli che la causa dello scisma è da imputarsi a lui solo, che ha voluto riservare esclusivamente alla sua Legione Italica il momento decisionale dell’azione armata. L’apice delle divergenze emerge nel 1843, quando Mazzini apprende del progetto cospirativo che Fabrizi ha organizzato ed invano tenta di bloccarlo: Due parole sul moto attuale, dapprima, onde vi formiate idea giusta delle cose nostre in Italia. Il moto attuale in Italia è Giovine Italia, fu proposto dalla Legione Italica, separata un tempo, ma riunita da oltre un anno a noi come Sezione armata e salve le forme adottate. Fu accettato dai nostri di Bologna, Zambeccari [conte Livio], Mellara [marchese Pietro Pietramellara] etc. e dietro quelli, da altri nostri e non nostri. Fu operato con dissenso mio: fondato su ragioni lunghe a dirsi, alcune delle quali stanno, alcune sarebbero forse state rimosse dal piano d’azione che m’era da lungo promesso e che sventuratamente non partì da Malta per me che col 21 agosto, otto giorni cioè dopo che il movimento era iniziato. Così Mazzini, il 15 settembre 1843, riassume al conte Giuseppe Ricciardi gli accadimenti del mese precedente, riferendosi sia al moto di Savigno del 15 agosto, condotto dai fratelli Pasquale (1804-1861) e Saverio (1806-1873) Muratori; sia alla marcia su Imola, organizzata dal generale Ignazio Ribotti, la notte dell’8 settembre, con l’intento di sequestrare i tre cardinali che soggiornavano nella locale villa cardinalizia di Torrano.
Dunque, il moto di Savigno segna sia l’apice che la fine della frattura tra i due grandi padri della patria. Infatti, dopo l’insurrezione dell’agosto 1843, Fabrizi comprende la necessità che vi sia un’unica organizzazione cospirativa che tenga le fila sia dell’aspetto teorico che di quello dell’azione. Cosicché, Mazzini diventa nuovamente l’unico direttore delle successive azioni cospirative ordite dalla Giovine Italia. Seguono anni durante i quali Mazzini organizza diverse sommosse, molte delle quali fallimentari. Quando il 10 marzo 1872 cessa di vivere, l’Italia è unita, Roma è conquistata ed è capitale del Regno d’Italia, manca la forma di governo repubblicana, ma affinché quest’ultimo suo desiderio si concretizzi, il 2 giugno 1946, dovranno concludersi due Guerre Mondiali ed una Dittatura.
Immagine nella pagina:
Bandiera della Giovine Italia con il celeberrimo motto.