Il dramma musicale di oggi, così, assolve solo alla funzione di puro divertimento, non ha nulla di educativo, anche se rispetto al passato sono stati compiuti passi in avanti, ad esempio in alcune opere come Mosè e Guglielmo Tell di Gioachino Rossini titano di potenza e d’audacia che ha compito nella musica ciò che il Romanticismo ha compito in letteratura. Ha sancito l’indipendenza musicale: negato il principio d’autorità che i mille inetti a creare volevano imporre a chi crea, e dichiarata l’onnipotenza del genio.
Quell’epoca, legata ancora alla Restaurazione, si è però conclusa con la fine dell’attività di Rossini nel 1829: adesso è ora che la musica occupi il posto che le spetta di diritto. Per questo ha bisogno di ‘spiritualizzarsi’- che a levarla potente, è necessario riconsecrarla con una missione - che a non rovinarla nell’inutile o nello strano è mestieri connettere, unificare questa missione colla missione generale dell’arti nell’epoca, e cercarne nell’epoca stessa i caratteri: in altri termini, farla sociale, immedesimarla col moto progressivo dell’universo.
Come dovrà essere, quindi, il nuovo dramma musicale?
Intanto si deve liberare dai soggetti lontani dall’attualità, perché se il dramma musicale deve armonizzarsi al moto della civiltà e seguirne ed aprirne le vie, ed esercitare una funzione sociale, è necessario anzitutto che rifletta le epoche storiche che vuol descrivere, e poi deve nuovamente coinvolgere le masse e non dilettare solo un piccolo manipolo di nobili e borghesi come è stato finora.
Tuttavia, ancora manca alla musica italiana il concetto santificatore di tutte le alte imprese, il pensiero morale che avvia le forze dell’intelletto, il battesimo di una missione. Quel genio sorgerà. Maturi i tempi e i credenti che dovranno venerarne le creazioni, sorgerà senza fallo e saprà armonizzare tutti gli elementi musicali che le scuole parziali anteriori hanno svolto e saprà tutti armonizzarli e drizzarli ad unico fine.
Ricordiamo che Mazzini esprime queste idee nel 1836, quando Rossini ha da tempo smesso di comporre per il palcoscenico, Bellini è appena morto e il successo di Donizetti è ancora legato al mondo del belcanto italiano di stampo neoclassico.
Lette oggi queste parole non rappresentano solamente un sogno futuribile, sembrano costituire una profezia! Verdi è ancora lontano (Nabucco vede la luce nel 1842), ma è evidente che proprio le sue opere risorgimentali riusciranno a suscitare quel moto degli animi e dei popoli tanto desiderato dal nostro patriota.
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La Guitaromanie: moda della chitarra nei salotti dell’Ottocento.