La stampa è una delle prime produzioni in serie. Grazie a Johannes Gutenberg nasce la stampa a caratteri mobili, siamo nel 1455. Fino a lì c’erano i manoscritti, i libri venivano ricopiati a mano, e le xilografie. Nella xilografia una tavoletta di legno viene incisa e quindi inchiostrata e usata per stampare con un torchio. La tavoletta, o matrice, si deteriora rapidamente e non può essere riutilizzata. Nella stampa a caratteri mobili si creano invece delle formelle di metallo separate per ogni lettera, i tipi, che vengono allineati per comporre le parole e le pagine. I tipi possono essere riutilizzati per comporre nuove parole e nuove pagine, ed essendo di metallo si deteriorano molto più lentamente del legno. Le stampe fatte con questa tecnica tra il 1455 e il 1500 prendono il nome di incunaboli. Si stima che le oltre cinquecento tipografie europee, in quei 50 anni scarsi, produssero circa 10 milioni di copie.
L’Italia, ed in particolare la ricca e colta Venezia, sono il maggior centro di produzione. Nel 1501 Aldo Pio Manuzio pubblica il primo libro tascabile. Manuzio è uno studioso, coltissimo, che dopo aver viaggiato si stabilisce a Venezia e diventa editore. Oltre all’invenzione del formato tascabile, con stampa in-ottavo in cui il foglio viene piegato ricavando 16 pagine, a lui si deve la numerazione delle pagine, l’invenzione del carattere corsivo, disegnato per la prima volta dal bolognese Francesco Griffo, e in sostanza la definizione della punteggiatura così come la utilizziamo oggi con l’invenzione del punto e virgola.
Dai primi incunaboli che imitano i manoscritti, l’evoluzione della tipografia va progressivamente nella direzione della fruibilità e della diffusione dei libri. I caratteri diventano più piccoli, aumenta la spaziatura tra le righe, si va verso la leggibilità e il formato delle pagine diventa più pratico. Nei due secoli successivi la tipografia si diffonde in tutto il mondo, diventa un’industria fiorente grazie agli eruditi che vi si dedicano. Grazie alla tecnologia si possono creare caratteri sempre più sottili e raffinati, ispirati a proporzioni matematiche. Non possiamo non citare Giovanni Battista Bodoni, che ci lascia in eredità il Manuale Tipografico, stampato postumo dalla moglie nel 1818, nel quale vengono dettate le regole estetiche che tutt’oggi sono in vigore nella tipografia moderna.
Immagine nella pagina:
Johannes Gutenberg.