An Italian Patriot in London

...ovvero, Fumo di Londra

di Andrea Olmo

Era anche una realtà in attesa: il Re Guglielmo IV, salito al trono quasi per caso nel 1830, dopo la morte senza eredi del fratello Giorgio IV, era malato e gli inglesi, abituati a scommettere su tutto, puntavano soldi sulla data probabile della sua morte, che sarebbe avvenuta di lì a poco, il 20 giugno 1837. Oltre all’attesa, c’era anche curiosità per l’erede al trono, la diciottenne Vittoria di Kent. I britannici non avevano una Regina da oltre cento anni, dalla morte della Regina Anna, e c’era scetticismo sulle capacità di governo di quella che, in fondo, era solo una ragazzina. Sappiamo bene che l’ardua sentenza dei posteri dirà che Vittoria sarebbe divenuta la più grande Monarca della storia britannica, e che avrebbe dato il suo nome ad una intera epoca, quella dell’apogeo della potenza inglese.

La scuola di Mazzini per i bambini (Miniatura 219x157 px)Numerosi erano gli italiani residenti nella Capitale Britannica, in parte emigranti in cerca di lavoro e fortuna, ma anche moltissimi fuoriusciti ed esuli politici in fuga dai governi della Restaurazione che li perseguitavano in Patria. Vi erano, ahimè, anche criminali e numerosi bambini, provenienti soprattutto dalla Lucchesia e dalla Liguria, costretti da biechi sfruttatori a chiedere l’elemosina per strada con l’organetto e i topolini bianchi. I nostri connazionali vivevano perlopiù ammassati nella zona di Holborn, area povera e degradata con una densità di ben otto residenti per abitazione e che, significativamente, era spesso scenario dei romanzi di Charles Dickens.

Mazzini prese casa proprio ad Holborn, al 24 di Goodge Street. I primi mesi furono piuttosto tristi per il patriota italiano, che divenne preda di una vera e propria forma di depressione. L’esilio, il freddo, la povertà, la totale dipendenza economica dalla famiglia, tutto contribuiva a rendere pessimo lo stato d’animo di Giuseppe. Significativo è questo brano, tratto da una lettera indirizzata alla madre: Incomincio ad alzarmi un po’ più tardi la mattina, cagione il freddo, che mi fa parer più dolce il far niente del letto: m’alzo alle nove. Alle otto e mezza la domestica mi porta una tazza di caffè puro da bevere a letto: uso non mai interrotto dacché son fuori; e preso il caffè, accendo un sigaro e lo fumo da letto, pensando: pensando a voi tutti, e alla Svizzera, e alla gioia che avrei in rivedervi, e alle probabilità pur troppo forti, che noi, se la fortuna non ci concede un abboccamento fuori, non ci rivedremo che in Cielo…

Nel tentativo di sbarcare il lunario, si dedicò a scrivere qualche articolo per giornali inglesi e francesi e a vendere prodotti tipici importati dall’Italia, peraltro con ben scarso successo, e questo non fece altro che peggiorare il suo umore già compromesso.

Era la tipica situazione in cui una persona, o precipita definitivamente nella depressione più nera, oppure trova inaspettatamente le forze per risorgere. Fu la constatazione della triste condizione degli italiani a Londra ciò che diede a Mazzini la spinta per scuotersi e ripartire.


Immagine nella pagina:
G. Mantegazza, La scuola di Mazzini per i bambini degli immigrati italiani, 1841.
Tratta da J. W. Mario, Della vita di Giuseppe Mazzini, ed. Sonzogno, 1886. Colorata artificialmente.

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Maggio 2022 (n° 32)

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