An Italian Patriot in London

...ovvero, Fumo di Londra

di Andrea Olmo

Mazzini lasciò temporaneamente Londra nel 1848, in seguito allo scoppio dei moti in Italia. Come sappiamo, gli anni successivi furono contrassegnati da grandi fallimenti per il patriota genovese, dalla velleitaria Repubblica Romana al tragico Sbarco di Sapri, fallimenti che tolsero l’iniziativa della lotta per l’Indipendenza italiana alle forze repubblicane e radicali, consegnando il pallino nelle mani della Monarchia sabauda e del detestatissimo Conte di Cavour.

Nonostante le delusioni, questa volta il nuovo esilio di Giuseppe fu molto meno tragico ed amaro. Questa volta, infatti, aveva un luogo sicuro ed amato in cui rifugiarsi: Londra, che giudicava ormai come la sua Seconda Patria. Ricominciata con rinnovato fervore la sua attività politico-letteraria, nel 1861 Mazzini pubblicò I Doveri dell’Uomo e nel 1864 incontrò Garibaldi, nel corso della visita compiuta a Londra dall’Eroe dei Due Mondi. Fu l’occasione di una riconciliazione tra i due, favorita dal filosofo russo Herzen. Garibaldi dedicò anche un solenne brindisi a Mazzini, riconoscendolo come suo mentore ed ispiratore e confermando, implicitamente, ciò che Holyoake aveva scritto tempo prima, ovvero che il nizzardo era inferiore al politico genovese in quanto his sword had been blind had not the pen of Mazzini given it eyes… (la sua spada sarebbe stata cieca, se la penna di Mazzini non gli avesse dato gli occhi).

Karl Marx (Miniatura 219x219 px)Il 1864 fu anche l’anno che vide la costituzione a Londra della Prima Internazionale dei Lavoratori. Vi parteciparono numerose personalità di area radicale, socialista, comunista, repubblicana ed anarchica, come il Principe Bakunin, il noto anarchico russo, e lo svizzero James Guillaume. Ma le due celebrità più in vista e più attese erano, manco a dirlo, Marx e Mazzini, entrambi fortemente determinati a prendere il controllo dell’Internazionale. I due filosofi erano da tempo protagonisti di una intensa polemica politica: purtroppo per lui, Mazzini era fondamentalmente uomo corretto e di idee democratiche, sempre pronto ad ascoltare e finanche a comprendere le ragioni di quelli che non considerava nemici, ma soltanto degli avversari politici. Basti pensare al lungo e rispettoso confronto che ebbe luogo, nel medesimo periodo, con il cattolico Lord Acton. Marx, invece, era abile, infido, egocentrico, rancoroso. Non esitava a scendere nella volgarità e nell’insulto personale, come quando definì pidocchiosi Mazzini e gli italiani tutti. Faceva anche sorvegliare il genovese dai suoi collaboratori, tant’è che, quando Giuseppe rientrò in segreto a Londra nel 1853, fece diffondere la notizia da alcuni giornali europei: non certo un grande favore, per un uomo che era ricercato dalle polizie di tutta Europa!

E così, mentre Mazzini preparava discorsi, Marx prendeva accordi sottobanco, intrallazzava, corrompeva. L’esito fu quasi scontato: i rappresentanti di Mazzini furono fischiati, ripetutamente interrotti, allontanati dall’assemblea, nonostante l’appassionata difesa compiuta da Garibaldi. Alla fine, Marx riuscì agevolmente ad assumere il controllo assoluto dell’Internazionale, liberandosi di tutti i suoi nemici, veri o presunti tali. E mentre Bakunin, tenace e combattivo come tutti i russi, lottò fino all’ultimo con le unghie e con i denti, venendo espulso dall’organizzazione nel 1872, con motivazioni peraltro molto dubbie, Mazzini rese la vita facile al filosofo tedesco, abbandonando spontaneamente l’Internazionale.


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Karl Marx.

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Maggio 2022 (n° 32)

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