Proprio in risposta alla progressiva egemonizzazione dell’organizzazione operaia compiuta da Marx, Mazzini fondò, nel 1866, l’Alleanza Repubblicana Universale. Ormai, però, era chiaro che la forza del suo pensiero stava scemando, in contemporanea al rapido decadere delle sue forze fisiche.
Mazzini lasciò Londra nel 1868 per recarsi a Lugano e, negli anni successivi, tornò solo saltuariamente nella capitale britannica. Nel 1871, Giuseppe incontrò per l’ultima volta Thomas e Jane Carlyle. Il filosofo scozzese ricordò con commozione l’evento nel suo diario, definendo il suo amico italiano The most pious living man I now know (L’uomo vivente più pio che conosca).
L’influsso del patriota genovese sulla cultura britannica fu, però, molto più duraturo della sua permanenza a Londra.
Oltre a note di colore, come l’abitudine di molti radicali inglesi di battezzare i figli con il nome di Mazzini, abitudine testimoniata fino ai primi del Novecento, si segnala il determinante contributo delle idee mazziniane al movimento operaio britannico. Se le Trade Unions prima e il Partito Laburista dopo non cedettero mai a tentazioni rivoluzionarie e comunisteggianti, mantenendosi sempre su posizioni riformiste, lo si deve in parte anche al diffondersi del pensiero di Giuseppe tra i lavoratori britannici. Da rimarcare anche l’insospettabile influenza che ebbe il patriota italiano sulla letteratura britannica: prima di tutto sul poeta Swinburne, che dedicò perfino un’ode a Giuseppe, ma anche su Oscar Wilde e Lord Alfred Tennyson.
E non dimentichiamo infine la poetessa Harriet Hamilton King, grande seguace di Mazzini e sostenitrice della causa dell’unificazione italiana, che volle onorare il patriota genovese, le sue idee e la sua passione politica, portando il lutto per oltre un anno dopo la sua morte, avvenuta il 10 marzo 1872.
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Giuseppe Mazzini.